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Ansia e attacchi di panico, come la cannabis light può aiutare. Ce ne parla Weedy Shop

Palpitazioni, sudorazione, insicurezza, tensione al petto, ondata di calore, disturbi della concentrazione e del sonno – sintomi che le persone che soffrono di sindrome ansiosa e attacchi di panico conoscono fin troppo bene. Per le persone colpite l’ansia è un compagno costante e oltre a questo si verificano spesso attacchi di panico, che poi rendono la vita quotidiana molto difficile. La qualità della vita viene influenzata in modo duraturo e le cause possono variare molto e spesso sono imprevedibili.

Una condizione che a lungo termine ha un impatto negativo sulla salute mentale e fisica delle persone colpite e finisce in isolamento. Spesso i primi segni della sindrome ansiosa e degli attacchi di panico non vengono presi sul serio e fraintesi come sintomi di stress.

Il seguente articolo cerca di chiarire le cause della sindrome d’ansia e degli attacchi di panico e di indicare possibili suggerimenti e idee alternative e olistiche per facilitare la vita quotidiana delle persone colpite.

Sempre più persone si rivolgono al CBD, la sostanza naturale della pianta di canapa. Di seguito una spiegazione di come il CBD può essere utile.

Ansia – un compagno evolutivo della vita quotidiana
La paura e l’ansia sono emozioni che ognuno di noi conosce –sia consciamente che inconsciamente – e che ci aiuta a proteggerci da situazioni rischiose e ed a tenerci al sicuro dal pericolo. Nella vita quotidiana ci sono spesso momenti in cui la paura è coinvolta inconsciamente. Per esempio, prima di attraversare la strada guardiamo a sinistra e a destra per non causare un incidente. Dietro questo c’è la paura che ci tiene lontano dalla strada e quindi di non essere investiti.
La paura e l’ansia sono quindi reazioni significative ed anche necessarie che già una volta si sono dimostrate utili. Il fisiologo Walter Cannon ha descritto questo come una reazione di “lotta o fuga”. In altre parole, la paura come reazione positiva allo stress che permette all’individuo di adattarsi rapidamente a una situazione pericolosa. Soprattutto in passato, la paura come pulsione era necessaria per la sopravvivenza degli nostri antenati.

Fino a un certo punto la paura è normale e necessaria. Tuttavia, per alcune non si tratta soltanto di questa paura “normale” e ha un impatto negativo sulla vita quotidiana – allora si parla di disturbi d’ansia [1] o di stress negativo.

Cosa fare se l’ansia diventa patologica
Se l’ansia però assume una dimensione troppo grande, è importante prenderla sul serio, perché altrimenti le condizioni possono continuare a peggiorare.

I disturbi d’ansia sono malattie mentali e, come la depressione, sono in aumento negli ultimi anni. Sono dichiarate come reazioni di paura e di ansia eccesive con anormalità comportamentali corrispondenti. Questi di solito si manifestano in età adulta. È evidente che dal 30 all’80% delle persone colpite soffra di un’altra malattia mentale e che gli stati d’ansia si sovrappongano spesso a disturbi da dipendenza.

Gli attacchi di panico sono di solito la causa principale del riconoscimento dei disturbi d’ansia. Solo poche delle persone colpite si rivolgono a strutture sanitarie, motivo per cui la malattia spesso non viene diagnosticata.

I disturbi d’ansia fanno parte dei disturbi multifattoriali – nel loro sviluppo sono coinvolti quindi predisposizioni genetiche così come fattori ambientali esterni. Gli studi suggeriscono che i geni, soprattutto dei sistemi serotoninergico, dopaminergico e noradrenergico, sono coinvolti nello sviluppo dell’ansia. Si sospetta che i disturbi dell’equilibrio dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina, dopamina, GABA e glutammina siano associati ai disturbi d’ansia a livello neurobiologico [1].

Una panoramica dei disturbi d’ansia più comuni:

Disturbi di panico: In questo caso, l’ansia si verifica improvvisamente ed è accompagnato da sintomi fisici, come il battito cardiaco rapido, vertigini o nausea. Gli attacchi possono venire dal nulla e le persone soffrono di ansia immensa e temono di svenire o anche peggio. La condizione può durare per alcuni minuti.
Disturbo d’ansia generalizzato: Questo tipo di ansia si mostra come disturbi fisici e psichici.
Ansia legata a un disturbo depressivo: Qui l’ansia è legata a episodi depressivi.
Fobie specifiche: La paura si concentra su un oggetto specifico, per esempio i ragni.
Fobie sociali: In questo caso, le persone colpite evitano l’attenzione e non amano essere al centro dell’attenzione.
Agorafobia: Qui si verifica la paura di certi luoghi, spesso combinata con attacchi di panico [2].
A chi si possono rivolgere le persone colpite?

Medici stabiliti per la psichiatria
Assicurazione sanitaria/Ambulatorio ospedaliero per la psichiatria
Psicoterapeuta
Medici con perfezionamento in medicina psicoterapeutica [2]
Attacchi di panico – i compagni dei disturbi d’ansia

Gli attacchi di panico sono brevi episodi di paura intensa. Le fasi sono accompagnate da sintomi fisici ed emotivi che mettono la persona colpita in uno stato di sofferenza estrema. Spesso si verificano in combinazione con i disturbi d’ansia.

I seguenti sintomi appaino in combinazione con un’attacco panico:

Vertigini
Nausea
Dispnea
Sentimento del soffocamento
Dolore al petto [3]
Cura degli attacchi di ansia e panico
A causa di presupposizioni che la malattia è causata da condizioni e squilibri neurobiologici, i sintomi sono spesso trattati con farmaci.

In questo caso, i medici ricorrono ad antidepressivi e altri farmaci, che causano un miglioramento a breve termine, ma sono anche associati a gravi effetti collaterali a lungo termine.

Una panoramica di possibili effetti collaterali causati da medicamenti:

Disturbi del sonno
Disturbi funzionali sessuali
Aumento di peso
Nausea
Vomito
Diarrea
Tuttavia, è anche chiaro che i fattori ambientali sono coinvolti nello sviluppo, motivo per cui il trattamento non dovrebbe essere esclusivamente medicinale.

Oltre ad una visione olistica delle circostanze interne ed esterne, è necessario occuparsi intensivamente della persona colpita e del suo stile di vita.

La psicoterapia può esserci un metodo terapeutico efficace. Nel centro dell’attenzione c’è una relazione di fiducia tra paziente e psicoterapeuta, nella quale vengono discussi i possibili problemi e le preoccupazioni della persona colpita. Nel processo, il paziente riceve le competenze e le conoscenze necessarie per essere in grado di aiutare se stesso in futuro.

Nel centro della terapia sta come segue:

Riattivazione delle risorse
Rendere i problemi comprensibili
Imparare strategie di problem solving
Questo si ottiene, tra l’altro, con:

Metodi di rilassamento
Strategie di comunicazione
Confronto con le cause dell’ansia
Terapia comportamentale [2]
Inoltre, le persone colpite possono diventare attive per alleviare i sintomi. Da un lato, l’attenzione si concentra sullo stile di vita e dall’altro lato, sull‘assunzione di rimedi naturali come valeriana, melissa e fiori d’arancio o CBD, nonché opzioni ortomolecolari come vitamine del gruppo B, magnesio e acidi grassi omega-3.

Il CBD contro l’ansia e gli attacchi di panico
Il cannabidiolo, detto CBD, è un rimedio naturale della pianta di canapa con una storia che va molto indietro. I testi dei Veda rivelano che era stato usato per trattare l’ansia già nel 2000 a.C.

Studi sugli animali e sull’uomo hanno dimostrato che il CBD può ridurre l’ansia. I ricercatori suppongono che l’effetto di riduzione dello stress del CBD sia legato alle attività nelle aree limbiche e paralimbiche del cervello, e quindi ha un effetto positivo sull’ansia. L’ansia sociale, in particolare, si pensa sia ridotta dall‘ingestione di CBD. Uno studio sugli animali ha indicato che un rafforzamento del sistema endocannabinoide può essere una strategia favorevole per ridurre le conseguenze comportamentali e fisiche dello stress, facilitando la trasduzione del segnale [4].

In sintesi, alcuni studi indicano già che il CBD può avere un effetto di sostegno sui disturbi d’ansia. Tuttavia, le opinioni sui meccanismi coinvolti si divergono e gli studi non sono ancora tutti chiari. Quello che è certo è che il CBD può alleviare i sintomi e che di seguito si può affrontare meglio lo stress negativo.

Studi selezionati sul tema CBD e ansia
Cannabidiol as a Potential Treatment for Anxiety Disorders
Cannabidiol, a Cannabis sativa constituent, as an anxiolytic drug
Cannabidiol in Anxiety and Sleep
Un altro vantaggio positivo è che usando il CBD, non ci sono noti effetti collaterali. Tuttavia, può avere influenze reciproche con altri farmaci, motivo per cui i pazienti che assumono regolarmente farmaci dovrebbe discutere l’assunzione con il loro medico curante. Il CBD può rallentare la degradazione di alcuni farmaci, il che può però avere il vantaggio che l’effetto dura più a lungo.

Uso

Il dosaggio è molto individuale e si raccomanda un approccio soggettivo-intuitivo all’assunzione del CBD, utilizzare tra tutte le varietà quelle contenenti limonene.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

 

 

Le applicazioni terapeutiche della cannabis light: scopriamole con Weedy Shop

Il CBD, o cannabidiolo, è la seconda sostanza più abbondante presente nella Cannabis: non è psicoattivo, non crea assuefazione e ha una vasta gamma di applicazioni terapeutiche.

Molte persone iniziano ad apprezzare il CBD e i suoi benefici, e diversi studi scientifici stanno portando avanti ricerche sugli effetti e sulle possibili applicazioni. L’interesse da parte della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD è sempre maggiore, è già stato utilizzato in diversi studi per il trattamento di numerose problematiche di salute ed è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della “Cannabis Terapeutica”.

Sempre più studi stanno confermando l’efficacia del CBD nel trattamento di diversi problemi di salute. Questo cannabinoide si sta dimostrando efficace come farmaco di prima scelta per una vasta gamma di condizioni e patologie: risulta un potente alleato nel combattere i disturbi più diversi, come convulsioni, spasmi muscolari, ansia, nausea, dolore cronico, infiammazioni, insonnia e molto altro ancora.

Le sue proprietà principali sono:

Antiepilettico e antispasmodico
Sì tratta di patologie che provocano convulsioni, in particolare per le persone che assumono medicinali antiepilettici non più efficaci nel controllarne i sintomi. Il CBD, grazie alla sua azione anticonvulsivante, fornisce un valido supporto nelle terapie per l’epilessia infantile, come quella causata dalla sindrome di Dravet.

Ansiolitico e antipsicotico
Il CBD riduce significativamente due importanti forme di ansia, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo e quello post traumatico. È particolarmente efficace come antipsicotico e come rimedio contro ansia e stress e viene sempre più usato per combattere insonnia e depressione.

Analgesico
I prodotti a base di CBD riescono a ridurre rapidamente il senso di nausea e hanno un alto grado di digeribilità, stimolano l’appetito e alleviano i dolori: per questo vengono efficacemente utilizzati come coadiuvante nelle terapie antitumorali e come sostegno nel trattamento dell’HIV. Hanno un effetto rilassante e sedativo, riducono infiammazioni e tensioni, riuscendo ad alleviare la sintomatologia dolorosa associata a diverse patologie; inoltre sono ottimi alleati nel contrastare l’asma e controllare diabete e glicemia.

Antinfiammatorio e antiossidante
Il CBD, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, costituisce un valido aiuto nel trattamento di patologie della pelle come la psoriasi, aiuta a curare l’acne, idrata e ammorbidisce la cute grazie agli acidi grassi essenziali. Inoltre, grazie agli antiossidanti che combattono i radicali liberi, svolge un’importante funzione anti-age e protegge il cervello da possibili patologie neurodegenerative.

è assolutamente legale in Italia, come anche in quasi tutto il resto d’Europa, e può essere, perciò, acquistato senza bisogno di presentare alcuna ricetta medica. Può essere facilmente reperito sul web o nei negozi specializzati.
Prima di acquistare un qualsiasi prodotto contenente cannabinoidi, assicuratevi che sia di ottima qualità e che i principi attivi vengano estratti dalle infiorescenze senza ricorrere a solventi potenzialmente dannosi per la salute.

Il CBD non ha particolari effetti collaterali, L’effetto secondario più comune quando si assume CBD è la sonnolenza.

 

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Le applicazioni terapeutiche della cannabis light: scopriamole con Weedy Point

Il CBD, o cannabidiolo, è la seconda sostanza più abbondante presente nella Cannabis: non è psicoattivo, non crea assuefazione e ha una vasta gamma di applicazioni terapeutiche.

Molte persone iniziano ad apprezzare il CBD e i suoi benefici, e diversi studi scientifici stanno portando avanti ricerche sugli effetti e sulle possibili applicazioni. L’interesse da parte della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD è sempre maggiore, è già stato utilizzato in diversi studi per il trattamento di numerose problematiche di salute ed è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della “Cannabis Terapeutica”.

Sempre più studi stanno confermando l’efficacia del CBD nel trattamento di diversi problemi di salute. Questo cannabinoide si sta dimostrando efficace come farmaco di prima scelta per una vasta gamma di condizioni e patologie: risulta un potente alleato nel combattere i disturbi più diversi, come convulsioni, spasmi muscolari, ansia, nausea, dolore cronico, infiammazioni, insonnia e molto altro ancora.

Le sue proprietà principali sono:

Antiepilettico e antispasmodico
Sì tratta di patologie che provocano convulsioni, in particolare per le persone che assumono medicinali antiepilettici non più efficaci nel controllarne i sintomi. Il CBD, grazie alla sua azione anticonvulsivante, fornisce un valido supporto nelle terapie per l’epilessia infantile, come quella causata dalla sindrome di Dravet.

Ansiolitico e antipsicotico
Il CBD riduce significativamente due importanti forme di ansia, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo e quello post traumatico. È particolarmente efficace come antipsicotico e come rimedio contro ansia e stress e viene sempre più usato per combattere insonnia e depressione.

Analgesico
I prodotti a base di CBD riescono a ridurre rapidamente il senso di nausea e hanno un alto grado di digeribilità, stimolano l’appetito e alleviano i dolori: per questo vengono efficacemente utilizzati come coadiuvante nelle terapie antitumorali e come sostegno nel trattamento dell’HIV. Hanno un effetto rilassante e sedativo, riducono infiammazioni e tensioni, riuscendo ad alleviare la sintomatologia dolorosa associata a diverse patologie; inoltre sono ottimi alleati nel contrastare l’asma e controllare diabete e glicemia.

Antinfiammatorio e antiossidante
Il CBD, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, costituisce un valido aiuto nel trattamento di patologie della pelle come la psoriasi, aiuta a curare l’acne, idrata e ammorbidisce la cute grazie agli acidi grassi essenziali. Inoltre, grazie agli antiossidanti che combattono i radicali liberi, svolge un’importante funzione anti-age e protegge il cervello da possibili patologie neurodegenerative.

è assolutamente legale in Italia, come anche in quasi tutto il resto d’Europa, e può essere, perciò, acquistato senza bisogno di presentare alcuna ricetta medica. Può essere facilmente reperito sul web o nei negozi specializzati.
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Weedy Point vi aspetta in via Turati 101 a Porto d’Ascoli con la migliore selezione di cannabis light. Info al 349 1513651.

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Come agisce la cannabis light sul dolore? Gli studi riportati da Weedy Shop

Come agisce il CBD sul dolore?
Il corpo umano possiede una rete composta da milioni di recettori che interagiscono con i cannabinoidi ricevendo e traducendo le loro informazioni. Questa rete di recettori è il sistema endocannabinoide, che serve a regolare numerose funzioni fisiologiche. Gli endocannabinoidi come l’anandamide (AEA) e il 2 arachidonoilglicerolo (2-AG) sono formati dal nostro stesso organismo. Altro tipo di cannabinoidi sono i fitocannabinoidi che invece provengono dall’esterno.

Il cannabidiolo o CBD è un fitocannabinoide che agisce indirettamente sui recettori di questo sistema, riequilibrandolo quando uno stimolo, come il dolore, lo perturba.

Non agisce in modo specifico in una parte del corpo, ma funge da modulatore dell’intero sistema endocannabinoide, ripristinando l’equilibrio del sistema quando questo è scompensato.

Il dolore è una sensazione che si prova per via di specifiche fibre nervose che trasportano gli impulsi dolorosi dalla periferia al cervello, il quale a sua volta integra e modifica l’informazione dolorosa. Questo sistema è noto come via ascendente del dolore. C’è anche una via discendente del dolore, che invia segnali dal cervello alla periferia portando il messaggio di spegnimento del dolore. Diversi neurotrasmettitori come il glutammato o il GABA intervengono in questi meccanismi.

Il dolore può essere di diversi tipi, tra cui:

Acuto: è improvviso e ha una durata breve relazionata alla sua causa, come un intervento chirurgico, un trauma o un parto. È facilmente trattabile con i farmaci.

Cronico: è duraturo e continua anche quando la causa scatenante scompare. Può durare anche anni ed in genere è resistente alle terapie. Questo dolore implica uno squilibrio psicologico e può causare anche depressione e ansia. Alcune condizioni che possono provocarlo sono emicrania, cancro, nevralgia, fibromialgia, etc. Un tipo di dolore cronico particolarmente difficile da trattare è quello neuropatico.

Il ruolo della cannabis nel trattamento del dolore è stato oggetto di numerosi studi e si è rivelato utile nella gestione di diverse forme di dolore, prevalentemente refrattarie al trattamento con oppioidi. Il CBD è un composto non tossico, non psicoattivo, con pochissimi effetti collaterali. Molti studi dimostrano l’efficacia del cannabidiolo sul dolore neuropatico. In particolare si è rivelato promettente nei confronti del dolore neuropatico periferico provocato dai chemioterapici. Inoltre la qualità della vita di questi pazienti è spesso inficiata da insonnia, depressione e ansia. Interagendo con i recettori serotoninergici, il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste comorbidità, migliorando così lo stato di salute dei pazienti e il tono dell’umore. Non è ancora ben chiaro in che modo il CBD eserciti la sua azione analgesica sul dolore neuropatico, ma di certo interagisce con diverse neurotrasmissioni del sistema nervoso centrale. Oltre all’interazione con la serotonina, è stato riportato un suo potenziale coinvolgimento nella regolazione dei recettori dell’adenosina, coinvolti nella trasmissione e la cronicizzazione del dolore.

Il CBD è risultato essere promettente anche per il trattamento del dolore infiammatorio. Infatti in molte condizioni infiammatorie, come l’artrosi, il CBD agisce da antinfiammatorio naturale e ne previene l’aggravamento. In uno studio condotto dall’Università Insubria di Varese è stato evidenziato che l’estratto di cannabis e il CBD possono inibire la produzione di citochine, molecole infiammatorie. Il cannabidiolo agisce inoltre sui processi chimici caratteristici dell’endocannabinoide anandamide, che è legato alla percezione del dolore, e inoltre attiva recettori coinvolti nella trasmissione e la cronicizzazione del dolore.

Oltre alla sua efficacia nel dolore cronico, è stata provata anche la sua sicurezza: in uno studio pubblicato sul Journal of Pain riguardante la sicurezza a lungo termine del consumo di cannabis medica da parte dei pazienti affetti da dolore cronico si è visto come questa abbia un profilo di sicurezza ragionevole.

L’efficacia del CBD non si limita al dolore cronico neuropatico e infiammatorio, ma è stata osservata anche in molte altre condizioni cliniche, come la sclerosi multipla, l’epilessia, l’insonnia, la schizofrenia, e molte altre patologie resistenti alla terapia farmacologica.

 

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Come agisce la cannabis light sul dolore? Gli studi riportati da Weedy Point

Come agisce il CBD sul dolore?
Il corpo umano possiede una rete composta da milioni di recettori che interagiscono con i cannabinoidi ricevendo e traducendo le loro informazioni. Questa rete di recettori è il sistema endocannabinoide, che serve a regolare numerose funzioni fisiologiche. Gli endocannabinoidi come l’anandamide (AEA) e il 2 arachidonoilglicerolo (2-AG) sono formati dal nostro stesso organismo. Altro tipo di cannabinoidi sono i fitocannabinoidi che invece provengono dall’esterno.

Il cannabidiolo o CBD è un fitocannabinoide che agisce indirettamente sui recettori di questo sistema, riequilibrandolo quando uno stimolo, come il dolore, lo perturba.

Non agisce in modo specifico in una parte del corpo, ma funge da modulatore dell’intero sistema endocannabinoide, ripristinando l’equilibrio del sistema quando questo è scompensato.

Il dolore è una sensazione che si prova per via di specifiche fibre nervose che trasportano gli impulsi dolorosi dalla periferia al cervello, il quale a sua volta integra e modifica l’informazione dolorosa. Questo sistema è noto come via ascendente del dolore. C’è anche una via discendente del dolore, che invia segnali dal cervello alla periferia portando il messaggio di spegnimento del dolore. Diversi neurotrasmettitori come il glutammato o il GABA intervengono in questi meccanismi.

Il dolore può essere di diversi tipi, tra cui:

Acuto: è improvviso e ha una durata breve relazionata alla sua causa, come un intervento chirurgico, un trauma o un parto. È facilmente trattabile con i farmaci.

Cronico: è duraturo e continua anche quando la causa scatenante scompare. Può durare anche anni ed in genere è resistente alle terapie. Questo dolore implica uno squilibrio psicologico e può causare anche depressione e ansia. Alcune condizioni che possono provocarlo sono emicrania, cancro, nevralgia, fibromialgia, etc. Un tipo di dolore cronico particolarmente difficile da trattare è quello neuropatico.

Il ruolo della cannabis nel trattamento del dolore è stato oggetto di numerosi studi e si è rivelato utile nella gestione di diverse forme di dolore, prevalentemente refrattarie al trattamento con oppioidi. Il CBD è un composto non tossico, non psicoattivo, con pochissimi effetti collaterali. Molti studi dimostrano l’efficacia del cannabidiolo sul dolore neuropatico. In particolare si è rivelato promettente nei confronti del dolore neuropatico periferico provocato dai chemioterapici. Inoltre la qualità della vita di questi pazienti è spesso inficiata da insonnia, depressione e ansia. Interagendo con i recettori serotoninergici, il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste comorbidità, migliorando così lo stato di salute dei pazienti e il tono dell’umore. Non è ancora ben chiaro in che modo il CBD eserciti la sua azione analgesica sul dolore neuropatico, ma di certo interagisce con diverse neurotrasmissioni del sistema nervoso centrale. Oltre all’interazione con la serotonina, è stato riportato un suo potenziale coinvolgimento nella regolazione dei recettori dell’adenosina, coinvolti nella trasmissione e la cronicizzazione del dolore.

Il CBD è risultato essere promettente anche per il trattamento del dolore infiammatorio. Infatti in molte condizioni infiammatorie, come l’artrosi, il CBD agisce da antinfiammatorio naturale e ne previene l’aggravamento. In uno studio condotto dall’Università Insubria di Varese è stato evidenziato che l’estratto di cannabis e il CBD possono inibire la produzione di citochine, molecole infiammatorie. Il cannabidiolo agisce inoltre sui processi chimici caratteristici dell’endocannabinoide anandamide, che è legato alla percezione del dolore, e inoltre attiva recettori coinvolti nella trasmissione e la cronicizzazione del dolore.

Oltre alla sua efficacia nel dolore cronico, è stata provata anche la sua sicurezza: in uno studio pubblicato sul Journal of Pain riguardante la sicurezza a lungo termine del consumo di cannabis medica da parte dei pazienti affetti da dolore cronico si è visto come questa abbia un profilo di sicurezza ragionevole.

L’efficacia del CBD non si limita al dolore cronico neuropatico e infiammatorio, ma è stata osservata anche in molte altre condizioni cliniche, come la sclerosi multipla, l’epilessia, l’insonnia, la schizofrenia, e molte altre patologie resistenti alla terapia farmacologica.

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Le proprietà antitumorali della cannabis light. Weedy Shop riporta delle ricerche a riguardo

Tra i pazienti oncologici che seguono trattamenti con cannabidiolo si registra una risposta positiva. Ecco lo studio, condotto da un team di scienziati internazionali, che dimostra il potenziale del CBD contro il cancro grazie all’azione sui geni chiave.

Il CBD contro il cancro: le ricerche
Le proprietà antitumorali del cannabidiolo negli ultimi anni sono state dimostrate su diversi tipi di tumore. Secondo recenti studi, infatti, il CBD da una parte può essere usato per sensibilizzare le cellule tumorali alla chemioterapia e dall’altra inibisce il rilascio di alcune strutture delle cellule tumorali (esosomi e microvescicole) che non solo sono coinvolte nella comunicazione intercellulare attraverso il trasferimento di proteine e materiale genetico, ma sono anche resistenti agli agenti chemioterapici e in grado di favorire il cancro.

Non solo, nell’articolo pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease, che fa parte del network di Nature, i ricercatori hanno inoltre dimostrato come le linee cellulari derivate da una forma molto aggressiva di leucemia (la leucemia linfoblastica acuta a linfociti T) siano altamente sensibili al trattamento con CBD. Questo avviene in particolare grazie all’azione del cannabidiolo sui mitocondri — che spesso svolgono un ruolo chiave nella riprogrammazione oncogenica — che, alterando e sovraccaricando la loro capacità di gestire il calcio, porta alla loro morte cellulare.

Alla luce di queste scoperte è nata nella comunità scientifica la necessità di trovare nuove strategie terapeutiche partendo proprio dai cannabinoidi e del cannabidiolo. È in questo contesto che si inserisce lo studio sui geni chiave.

CBD, cancro e geni chiave: lo studio
Nonostante il CBD venga ampiamente utilizzato a livello medico internazionale, anche per l’automedicazione dei malati di cancro, e le terapie a base di cannabidiolo siano in fase di valutazione clinica per il trattamento specifico contro il tumore, i suoi meccanismi d’azione sono ancora poco noti e hanno bisogno di ulteriori studi e approfondimenti per essere compresi appieno.

È da questa considerazione che è nato lo studio intitolato “Cannabidiol Treatment Results in a Common Gene Expression Response Across Aggressive Cancer Cells from Various Origins” e pubblicato online nell’aprile 2021. Lo studio, inoltre, è stato costruito sulla base delle ricerche precedenti che avevano già riportato come il cannabidiolo, un cannabinoide non psicoattivo, fosse in grado di sottoregolare l’azione dell’inibitore del gene pro-metastatico del legame 1 del DNA (ID1) nelle cellule tumorali, portando così all’inibizione della progressione del tumore.

Durante questo studio, i ricercatori, utilizzando per la convalida l’analisi microarray — che permette di esaminare simultaneamente la presenza di differenti geni all’interno di un campione di DNA — e l’analisi Western blot — tecnica che permette, mediante il riconoscimento da parte di anticorpi specifici, di identificare una specifica proteina in una miscela di proteine — hanno tentato di identificare l’intero spettro di geni regolati dal CBD attraverso varie linee cellulari tumorali aggressive, tra cui seno, cervello, testa, collo e prostata.

 

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Le proprietà antitumorali della cannabis light. Weedy Point riporta delle ricerche a riguardo

Tra i pazienti oncologici che seguono trattamenti con cannabidiolo si registra una risposta positiva. Ecco lo studio, condotto da un team di scienziati internazionali, che dimostra il potenziale del CBD contro il cancro grazie all’azione sui geni chiave.

Il CBD contro il cancro: le ricerche
Le proprietà antitumorali del cannabidiolo negli ultimi anni sono state dimostrate su diversi tipi di tumore. Secondo recenti studi, infatti, il CBD da una parte può essere usato per sensibilizzare le cellule tumorali alla chemioterapia e dall’altra inibisce il rilascio di alcune strutture delle cellule tumorali (esosomi e microvescicole) che non solo sono coinvolte nella comunicazione intercellulare attraverso il trasferimento di proteine e materiale genetico, ma sono anche resistenti agli agenti chemioterapici e in grado di favorire il cancro.

Non solo, nell’articolo pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease, che fa parte del network di Nature, i ricercatori hanno inoltre dimostrato come le linee cellulari derivate da una forma molto aggressiva di leucemia (la leucemia linfoblastica acuta a linfociti T) siano altamente sensibili al trattamento con CBD. Questo avviene in particolare grazie all’azione del cannabidiolo sui mitocondri — che spesso svolgono un ruolo chiave nella riprogrammazione oncogenica — che, alterando e sovraccaricando la loro capacità di gestire il calcio, porta alla loro morte cellulare.

Alla luce di queste scoperte è nata nella comunità scientifica la necessità di trovare nuove strategie terapeutiche partendo proprio dai cannabinoidi e del cannabidiolo. È in questo contesto che si inserisce lo studio sui geni chiave.

CBD, cancro e geni chiave: lo studio
Nonostante il CBD venga ampiamente utilizzato a livello medico internazionale, anche per l’automedicazione dei malati di cancro, e le terapie a base di cannabidiolo siano in fase di valutazione clinica per il trattamento specifico contro il tumore, i suoi meccanismi d’azione sono ancora poco noti e hanno bisogno di ulteriori studi e approfondimenti per essere compresi appieno.

È da questa considerazione che è nato lo studio intitolato “Cannabidiol Treatment Results in a Common Gene Expression Response Across Aggressive Cancer Cells from Various Origins” e pubblicato online nell’aprile 2021. Lo studio, inoltre, è stato costruito sulla base delle ricerche precedenti che avevano già riportato come il cannabidiolo, un cannabinoide non psicoattivo, fosse in grado di sottoregolare l’azione dell’inibitore del gene pro-metastatico del legame 1 del DNA (ID1) nelle cellule tumorali, portando così all’inibizione della progressione del tumore.

Durante questo studio, i ricercatori, utilizzando per la convalida l’analisi microarray — che permette di esaminare simultaneamente la presenza di differenti geni all’interno di un campione di DNA — e l’analisi Western blot — tecnica che permette, mediante il riconoscimento da parte di anticorpi specifici, di identificare una specifica proteina in una miscela di proteine — hanno tentato di identificare l’intero spettro di geni regolati dal CBD attraverso varie linee cellulari tumorali aggressive, tra cui seno, cervello, testa, collo e prostata.

 

Chiunque voglia chiedere informazioni può contattare Weedy Point al 349 1513651.

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Cosa devi sapere sul dosaggio CBD per emicrania
I ricercatori hanno trovato un problema nel sistema endocannabinoide dei malati di emicrania.
Il sistema endocannabinoide è un sistema naturale del corpo umano che controlla la tua salute generale che influisce molto sul benessere della persona.

I malati di emicrania cronica hanno un sistema endocannabinoide estremamente ridotto rispetto ad un’altra persona che non soffre di questo disturbo, quantificabile fino ad un 50% in meno.
La riduzione del sistema endocannabinoide può essere riconducibile anche ad un abuso dei farmaci che porta ad essere vittime di cefalea ed emicrania.

Il sistema endocannabinoide e il CBD
Grazie agli studi sempre più frequenti sulla marijuana e marijuana legale, con un occhio di riguardo maggiore per il cannabidiolo, è venuta alla luce una nuova teoria in cui i ricercatori spiegano che la carenza di endocannabinoidi potrebbe essere l’origine dell’emicrania.

I cannabinoidi come il CBD o il THC aumentano gli endocannabinoidi nel corpo e possono combattere l’emicrania aumentandone i livelli nell’organismo.
Si pensa positivamente sulla sua efficacia poiché il corpo produce già questa sostanza naturalmente, comunque gli studi sono ancora in corso.

Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania?
Quasi tutti i fattori scatenanti dell’emicrania o cefalea tensiva sono riconducibili allo stress.
Lo stress esaurisce gli endocannabinoidi.
Ciò suggerisce che più sei stressato e più CBD avrai bisogno per ripristinare i livelli di endocannabinoidi.
Si raccomanda sempre di non esagerare e di aumentare il dosaggio solamente in caso di chiara necessità e su consiglio del medico.

Inoltre, non utilizzare lo stesso dosaggio di un tuo amico o conoscente per curare l’emicrania.
Infatti, come ogni persona risponde al CBD in maniera differente, anche i livelli di endocannabinoidi nel tuo sistema variano da persona a persona.

La causa dell’emicrania influisce nel dosaggio di CBD?
Si, la causa dell’emicrania influisce sul dosaggio del CBD perché la patologia può derivare da diversi stati:

Stress
Ansia
In caso di cefalea ed emicranie dovute all’ansia, ci sono altri fattori da tenere in considerazioni e diversi metodi di cura e correlazione tra CBD ed ansia.
In caso di ansia, l’olio di CBD può aiutarti ad eliminare totalmente i mal di testa, mentre nel caso di una lesione al collo, il CBD può alleviare il dolore.

Il dosaggio CBD da assumere dipenderà da quanto sono forti le emicranie e i dolori.

Come assumere il CBD per emicrania
Esistono diversi modi per assorbire il CBD:

Per inalazione
Per via orale (caramelle, capsule)
Per via sublinguale
Per via topica (crema)
Questo articolo si concentrerà sugli estratti di canapa legale che prendi per via sublinguale o orale, anche perché nelle altre forme il dosaggio è già concentrato e specifico, ma puoi leggere i pro e contro di ogni modalità di assunzione.
Infatti, trattare un dolore al collo con la crema di canapa per lenire i nervi associati all’emicrania, avrà una dose diversa di CBD rispetto a una dose sublinguale che prendi per aumentare i livelli totali di endocannabinoidi presenti nel corpo.

Come trovo il dosaggio di CBD giusto contro l’emicrania?
Trovare il dosaggio giusto per curare la propria emicrania non è facile e può richiedere settimane e in alcuni casi mesi.
Per prima cosa chiedi il parere del tuo medico.

Una regola valida per tutti è iniziare con una dose di estratto di canapa legale a basso contenuto di CBD, per poi aumentare se non si ottengono i risultati desiderati.
Dosi eccessive di CBD in alcuni casi può portare ad un aumento dello stress, dell’infiammazione e dell’emicrania stessa, anche se è un avvenimento molto raro.

I ricercatori e i medici, consigliano di iniziare con una piccola dose, come 5 mg al giorno, e di aumentare quella dose di 5 mg ogni settimana fino a quando non ti senti meglio.
Se noti qualcosa di insolito nel tuo corpo diminuisci il dosaggio e avverti il tuo medico.

Dopo quanto tempo il CBD cura la mia emicrania?
Nessun trattamento per l’emicrania è garantito per funzionare ma i cannabinoidi agiscono sul tuo sistema endocannabinoide e questo può richiedere tempo.

La maggior parte degli studi sull’emicrania indicano tre mesi per vedere se un trattamento è efficace o meno.
Per questo motivo considerare lo stesso tempo per vedere se un estratto di canapa legale funziona, è quello che consigliano i ricercatori.

Tieni presente che alcune persone provano sollievo immediato, altre persone impiegano 3 mesi e alcuni purtroppo potrebbero non raggiungere mai il senso di benessere che cerca con il CBD.

Il CBD previene l’emicrania?
Il CBD si trova in alcuni ceppi di cannabis e canapa che le persone usano per alleviare l’emicrania, ma non ci sono conferme che un alto concentrato di cannabidiolo senza THC prevenga l’emicrania.
Comunque i ricercatori stanno ancora studiando gli effetti positivi del CBD della marijuana legale sul corpo umano e i risvolti che possono avere sulla prevenzione di cefalee ed emicranie.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

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Cosa devi sapere sul dosaggio CBD per emicrania
I ricercatori hanno trovato un problema nel sistema endocannabinoide dei malati di emicrania.
Il sistema endocannabinoide è un sistema naturale del corpo umano che controlla la tua salute generale che influisce molto sul benessere della persona.

I malati di emicrania cronica hanno un sistema endocannabinoide estremamente ridotto rispetto ad un’altra persona che non soffre di questo disturbo, quantificabile fino ad un 50% in meno.
La riduzione del sistema endocannabinoide può essere riconducibile anche ad un abuso dei farmaci che porta ad essere vittime di cefalea ed emicrania.

Il sistema endocannabinoide e il CBD
Grazie agli studi sempre più frequenti sulla marijuana e marijuana legale, con un occhio di riguardo maggiore per il cannabidiolo, è venuta alla luce una nuova teoria in cui i ricercatori spiegano che la carenza di endocannabinoidi potrebbe essere l’origine dell’emicrania.

I cannabinoidi come il CBD o il THC aumentano gli endocannabinoidi nel corpo e possono combattere l’emicrania aumentandone i livelli nell’organismo.
Si pensa positivamente sulla sua efficacia poiché il corpo produce già questa sostanza naturalmente, comunque gli studi sono ancora in corso.

Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania?
Quasi tutti i fattori scatenanti dell’emicrania o cefalea tensiva sono riconducibili allo stress.
Lo stress esaurisce gli endocannabinoidi.
Ciò suggerisce che più sei stressato e più CBD avrai bisogno per ripristinare i livelli di endocannabinoidi.
Si raccomanda sempre di non esagerare e di aumentare il dosaggio solamente in caso di chiara necessità e su consiglio del medico.

Inoltre, non utilizzare lo stesso dosaggio di un tuo amico o conoscente per curare l’emicrania.
Infatti, come ogni persona risponde al CBD in maniera differente, anche i livelli di endocannabinoidi nel tuo sistema variano da persona a persona.

La causa dell’emicrania influisce nel dosaggio di CBD?
Si, la causa dell’emicrania influisce sul dosaggio del CBD perché la patologia può derivare da diversi stati:

Stress
Ansia
In caso di cefalea ed emicranie dovute all’ansia, ci sono altri fattori da tenere in considerazioni e diversi metodi di cura e correlazione tra CBD ed ansia.
In caso di ansia, l’olio di CBD può aiutarti ad eliminare totalmente i mal di testa, mentre nel caso di una lesione al collo, il CBD può alleviare il dolore.

Il dosaggio CBD da assumere dipenderà da quanto sono forti le emicranie e i dolori.

Come assumere il CBD per emicrania
Esistono diversi modi per assorbire il CBD:

Per inalazione
Per via orale (caramelle, capsule)
Per via sublinguale
Per via topica (crema)
Questo articolo si concentrerà sugli estratti di canapa legale che prendi per via sublinguale o orale, anche perché nelle altre forme il dosaggio è già concentrato e specifico, ma puoi leggere i pro e contro di ogni modalità di assunzione.
Infatti, trattare un dolore al collo con la crema di canapa per lenire i nervi associati all’emicrania, avrà una dose diversa di CBD rispetto a una dose sublinguale che prendi per aumentare i livelli totali di endocannabinoidi presenti nel corpo.

Come trovo il dosaggio di CBD giusto contro l’emicrania?
Trovare il dosaggio giusto per curare la propria emicrania non è facile e può richiedere settimane e in alcuni casi mesi.
Per prima cosa chiedi il parere del tuo medico.

Una regola valida per tutti è iniziare con una dose di estratto di canapa legale a basso contenuto di CBD, per poi aumentare se non si ottengono i risultati desiderati.
Dosi eccessive di CBD in alcuni casi può portare ad un aumento dello stress, dell’infiammazione e dell’emicrania stessa, anche se è un avvenimento molto raro.

I ricercatori e i medici, consigliano di iniziare con una piccola dose, come 5 mg al giorno, e di aumentare quella dose di 5 mg ogni settimana fino a quando non ti senti meglio.
Se noti qualcosa di insolito nel tuo corpo diminuisci il dosaggio e avverti il tuo medico.

Dopo quanto tempo il CBD cura la mia emicrania?
Nessun trattamento per l’emicrania è garantito per funzionare ma i cannabinoidi agiscono sul tuo sistema endocannabinoide e questo può richiedere tempo.

La maggior parte degli studi sull’emicrania indicano tre mesi per vedere se un trattamento è efficace o meno.
Per questo motivo considerare lo stesso tempo per vedere se un estratto di canapa legale funziona, è quello che consigliano i ricercatori.

Tieni presente che alcune persone provano sollievo immediato, altre persone impiegano 3 mesi e alcuni purtroppo potrebbero non raggiungere mai il senso di benessere che cerca con il CBD.

Il CBD previene l’emicrania?
Il CBD si trova in alcuni ceppi di cannabis e canapa che le persone usano per alleviare l’emicrania, ma non ci sono conferme che un alto concentrato di cannabidiolo senza THC prevenga l’emicrania.
Comunque i ricercatori stanno ancora studiando gli effetti positivi del CBD della marijuana legale sul corpo umano e i risvolti che possono avere sulla prevenzione di cefalee ed emicranie.

 

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Cannabis light, come agisce positivamente sul sistema nervoso? Ce ne parla Weedy Shop

Sempre più ricerche scientifiche mirano a indagare nel profondo l’azione del cannabidiolo (CBD) sul nostro sistema nervoso. I motivi di questo interesse crescente risiede negli effetti benefici che la pianta di canapa e i suoi estratti possono avere sul corpo umano. A maggior ragione è bene capire il modo in cui il cannabidiolo, il principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, interagisce con il cervello e con il sistema nervoso centrale. Il tutto potrebbe riassumersi nel concetto che il nostro stesso corpo produce cannabinoidi – gli endocannabinoidi – i quali giocano importanti ruoli nel nostro organismo e costituiscono quello che viene chiamato sistema endocannabinoide.

Il CBD e il THC, due sostanze chimiche e principali principi attivi della pianta di cannabis, hanno vari effetti benefici sul nostro organismo, grazie alla loro capacità di interagire con i recettori presenti nel corpo umano.

Oggi gli estratti di canapa, come ad esempio l’olio di canapa, vengono sempre più impiegati per accostare trattamenti che mirano a intervenire sul sistema nervoso centrale o, anche sul sistema immunitario.

CBD e sistema nervoso. L’impiego in medicina
L’impiego della cannabis in generale per accompagnare il trattamento di alcune malattie che colpiscono il sistema nervoso è una realtà ormai da anni.

Uno dei casi più noti è quello del morbo di Parkinson. Vari studi scientifici, come quello condotto nel 2014 dai ricercatori del Dipartimento di Neurologia del Rabin Medical Center, parte della Tel Aviv University, hanno evidenziato l’efficacia della cannabis nel ridurre i sintomi della malattia di Parkinson, una patologia in grado di colpire il cervello e che comporta un sostanziale calo nella produzione di dopamina.

Le molecole della cannabis possono agire come agoniste (si attaccano a un recettore e ne provocano il medesimo effetto) oppure antagoniste (bloccano l’azione del recettore). La cannabis in questo caso funge da agonista per la dopamina, contrastando così l’azione della malattia.

Il solo cannabidiolo (CBD) è risultato avere una profonda efficacia nel ridurre la frequenza delle crisi epilettiche. Uno studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry da parte dei ricercatori della UNSW di Sydney ha mostrato come il cannabidiolo, accostato come trattamento dell’epilessia, faceva sì che il numero di crisi mensili si dimezzasse.

Il sistema endocannabinoide
Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano composto da endocannabinoidi. Gli endocannabinoidi sono piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico. Gli endocannabinoidi attivano i recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (denominato CB1) e di tipo 2 (CB2). I primi recettori sono presenti nel cervello e in alcuni tessuti periferici mentre i secondi si trovano prevalentemente nelle cellule del sistema immunitario. L’insieme degli endocannabinoidi di un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.
Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo.

L’azione del CBD sul sistema nervoso centrale
Il cannabidiolo (CBD) agisce indirettamente sui recettori del sistema endocannabinoide e si comporta come una sostanza “regolatrice” del nostro sistema endocannabinoide. Il cannabidiolo (CBD) modula dei meccanismi che già sono esistenti e in atto nel nostro organismo.

In sostanza, nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel sistema endocannabinoide, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) – che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario. Il cannabidiolo (CBD) comporta una modulazione indiretta di una alterazione del sistema endocannabinoide umano provocata da patologie o traumi.

È per questo motivi che le sostanze estratte dalla pianta di canapa, come l’olio di CBD, contribuiscono a generare quelle sensazioni di rilassatezza o riduzione del dolore che le hanno rese così popolari e impiegate per una miriade di scopi.

 

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