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Dolore cronico, come alleviarlo con la cannabis light. Scopriamolo con Weedy Shop

Il trattamento del dolore cronico con il CBD rappresenta un approccio farmacologico non invasivo che si basa su un ingrediente che contiene principi naturali e ben tollerati. Il dolore è uno dei sintomi più comuni in varie malattie ed è accompagnato da una spiacevole sensazione che varia a seconda della situazione del momento che lo provoca e da come la persona lo percepisce. Il dolore può essere acuto – facilmente trattabile e che non causa autolimitazioni – o cronico – spesso invalidante e difficile da gestire.

Dolore cronico – cos’è e cosa provoca?
Contrariamente al dolore acuto, il dolore cronico può durare per più di sei mesi e protrarsi anche quando la causa scatenante è scemata. Le avvisaglie di dolore rimangono attive per settimane, mesi o anni e possono essere aggravate da fattori ambientali e psicologici. Questo tipo di dolore è resistente sia al trattamento medico che farmacologico ed è fonte di effetti negativi specialmente nella sfera psichica, causando depressione, rabbia e ansia. Il dolore cronico è collegato a particolari condizioni che includono:

  • emicrania e mal di testa
  • artrite
  • cancro
  • nevralgia
  • solastalgia
  • fibromialgia
  • dolori neuropatici

Mentre il dolore acuto è facilmente trattabile, per esempio, con i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) o con oppiacei più o meno forti, a seconda della sua intensità, il dolore cronico, specialmente il dolore neuropatico, è particolarmente debilitante. Nell’ultimo decennio sono stati sviluppati nuovi approcci alla terapia del dolore e si è posta un’attenzione speciale agli antidolorifici, che continuano a suscitare un maggiore interesse scientifico. Il ruolo della cannabis e dei suoi componenti, chiamati fitocannabinoidi, come coadiuvanti nel trattamento del dolore cronico sono stati oggetto di numerosi studi clinici e preclinici.

Il Cannabidiolo, assieme al THC, è uno dei principali componenti della cannabis ed è stato asserito che possiede un importante potenziale terapeutico nel trattamento di alcune forme di dolore cronico, sia di natura infiammatoria che neuropatica, con particolare riferimento, specialmente, alle comorbidità associate.

Gli usi terapeutici del CBD
Numerosi studi preclinici e clinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel trattamento delle afflizioni sintomatiche dolorose sia usato singolarmente che in combinazione con il tetraidrocannabidiolo. In particolare, il CBD riduce le più importanti complicazioni, quali ansia e depressione, associate al dolore cronico. Ansia e depressione sono due facce della stessa medaglia e, infatti, al giorno d’oggi, vengono trattate con medicinali antidepressivi invece che con le benzodiazepine. Il CBD, grazie alla sua interazione con i recettori del sistema serotoninergico, riduce questi effetti collaterali, aiutando il paziente a sopportare i sintomi dolorosi che continuano a persistere e che, spesso, sono resistenti ad ogni tipo di terapia farmacologica.

L’efficacia del CBD sembra non essere limitata al dolore cronico generico ma è stata osservata anche in molte altre condizioni cliniche quali l’epilessia, gli stati infiammatori, i disturbi del sonno, i sintomi della sclerosi multipla e la schizofrenia. Ad oggi, l’uso del CBD è stato approvato anche per i casi resistenti ai farmaci di epilessia infantile quali la sindrome di Lennox-Gastaut, la sindrome di Dravet o l’epilessia mioclonica infantile grave.

Dolore cronico, infiammazioni e comorbidità: il CBD e la qualità di vita dei pazienti
Il dolore cronico provoca delle conseguenze che vanno oltre la durata della sua percezione e impatta in maniera sostanziale sulla qualità di vita di una persona. I fattori che scatenano, caratterizzano e fanno perdurare il dolore sono molto diversi tra loro. Le cause principali sono gli agenti e le condizioni che favoriscono l’insorgere delle infiammazioni: vasodilatazione locale, un’aumentata permeabilità capillare, l’accumulo di sangue e liquidi negli spazi interstiziali, la migrazione di neutrofili dai capillari ed il rilascio di mediatori della flogosi (come, ad esempio, le citochine, le linfochine e l’istamina). Se la condizione medica non viene risolta, il processo di infiammazione progredisce fino a divenire sub-acuta o cronica e gioca un ruolo considerevole nella comparsa di malattie infiammatorie classiche (ad esempio l’artrite). Esistono molti dati clinici e preclinici che supportano quelle che sono, potenzialmente, le proprietà antinfiammatorie efficaci dei cannabinoidi e che, in particolare, mettono in risalto il ruolo del CBD come composto non tossico e non psicoattivo. Al momento non esistono trattamenti per prevenire o eliminare il dolore neuropatico, quindi i trattamenti in uso attualmente hanno solo lo scopo di ridurne i sintomi. La qualità di vita del paziente che presenta un dolore neuropatico è, generalmente, peggiorata da comorbidità quali disordini del sonno, depressione e ansia. Il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste malattie coesistenti e, di conseguenza, migliora la qualità della vita del paziente neuropatico.
Il futuro del cannabidiolo nel trattamento del dolore cronico

Anche se maggiori studi si rendono necessari per far riconoscere al CBD una reale importanza clinica per il trattamento del dolore, alcune ricerche già attualmente disponibili forniscono informazioni molto utili sul ruolo che ricopre come anticonvulsivo, antiossidante ma anche come coadiuvante negli stati infiammatori come analgesico.

Quando scegliete il prodotto, è importante cercare quelli ad ampio spettro testati da laboratori indipendenti che garantiscano che il contenuto dichiarato nella confezione sia veritiero e dovreste essere in grado di reperire queste informazioni nel sito della compagnia. Inoltre, orientatevi su preparati che provengano da canapa coltivata biologicamente.

 

Weedy Shop ricorda che è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

Dolore cronico, come alleviarlo con la cannabis light. Scopriamolo con Weedy Point

Il trattamento del dolore cronico con il CBD rappresenta un approccio farmacologico non invasivo che si basa su un ingrediente che contiene principi naturali e ben tollerati. Il dolore è uno dei sintomi più comuni in varie malattie ed è accompagnato da una spiacevole sensazione che varia a seconda della situazione del momento che lo provoca e da come la persona lo percepisce. Il dolore può essere acuto – facilmente trattabile e che non causa autolimitazioni – o cronico – spesso invalidante e difficile da gestire.

Dolore cronico – cos’è e cosa provoca?
Contrariamente al dolore acuto, il dolore cronico può durare per più di sei mesi e protrarsi anche quando la causa scatenante è scemata. Le avvisaglie di dolore rimangono attive per settimane, mesi o anni e possono essere aggravate da fattori ambientali e psicologici. Questo tipo di dolore è resistente sia al trattamento medico che farmacologico ed è fonte di effetti negativi specialmente nella sfera psichica, causando depressione, rabbia e ansia. Il dolore cronico è collegato a particolari condizioni che includono:

  • emicrania e mal di testa
  • artrite
  • cancro
  • nevralgia
  • solastalgia
  • fibromialgia
  • dolori neuropatici

Mentre il dolore acuto è facilmente trattabile, per esempio, con i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) o con oppiacei più o meno forti, a seconda della sua intensità, il dolore cronico, specialmente il dolore neuropatico, è particolarmente debilitante. Nell’ultimo decennio sono stati sviluppati nuovi approcci alla terapia del dolore e si è posta un’attenzione speciale agli antidolorifici, che continuano a suscitare un maggiore interesse scientifico. Il ruolo della cannabis e dei suoi componenti, chiamati fitocannabinoidi, come coadiuvanti nel trattamento del dolore cronico sono stati oggetto di numerosi studi clinici e preclinici.

Il Cannabidiolo, assieme al THC, è uno dei principali componenti della cannabis ed è stato asserito che possiede un importante potenziale terapeutico nel trattamento di alcune forme di dolore cronico, sia di natura infiammatoria che neuropatica, con particolare riferimento, specialmente, alle comorbidità associate.

Gli usi terapeutici del CBD
Numerosi studi preclinici e clinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel trattamento delle afflizioni sintomatiche dolorose sia usato singolarmente che in combinazione con il tetraidrocannabidiolo. In particolare, il CBD riduce le più importanti complicazioni, quali ansia e depressione, associate al dolore cronico. Ansia e depressione sono due facce della stessa medaglia e, infatti, al giorno d’oggi, vengono trattate con medicinali antidepressivi invece che con le benzodiazepine. Il CBD, grazie alla sua interazione con i recettori del sistema serotoninergico, riduce questi effetti collaterali, aiutando il paziente a sopportare i sintomi dolorosi che continuano a persistere e che, spesso, sono resistenti ad ogni tipo di terapia farmacologica.

L’efficacia del CBD sembra non essere limitata al dolore cronico generico ma è stata osservata anche in molte altre condizioni cliniche quali l’epilessia, gli stati infiammatori, i disturbi del sonno, i sintomi della sclerosi multipla e la schizofrenia. Ad oggi, l’uso del CBD è stato approvato anche per i casi resistenti ai farmaci di epilessia infantile quali la sindrome di Lennox-Gastaut, la sindrome di Dravet o l’epilessia mioclonica infantile grave.

Dolore cronico, infiammazioni e comorbidità: il CBD e la qualità di vita dei pazienti
Il dolore cronico provoca delle conseguenze che vanno oltre la durata della sua percezione e impatta in maniera sostanziale sulla qualità di vita di una persona. I fattori che scatenano, caratterizzano e fanno perdurare il dolore sono molto diversi tra loro. Le cause principali sono gli agenti e le condizioni che favoriscono l’insorgere delle infiammazioni: vasodilatazione locale, un’aumentata permeabilità capillare, l’accumulo di sangue e liquidi negli spazi interstiziali, la migrazione di neutrofili dai capillari ed il rilascio di mediatori della flogosi (come, ad esempio, le citochine, le linfochine e l’istamina). Se la condizione medica non viene risolta, il processo di infiammazione progredisce fino a divenire sub-acuta o cronica e gioca un ruolo considerevole nella comparsa di malattie infiammatorie classiche (ad esempio l’artrite). Esistono molti dati clinici e preclinici che supportano quelle che sono, potenzialmente, le proprietà antinfiammatorie efficaci dei cannabinoidi e che, in particolare, mettono in risalto il ruolo del CBD come composto non tossico e non psicoattivo. Al momento non esistono trattamenti per prevenire o eliminare il dolore neuropatico, quindi i trattamenti in uso attualmente hanno solo lo scopo di ridurne i sintomi. La qualità di vita del paziente che presenta un dolore neuropatico è, generalmente, peggiorata da comorbidità quali disordini del sonno, depressione e ansia. Il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste malattie coesistenti e, di conseguenza, migliora la qualità della vita del paziente neuropatico.
Il futuro del cannabidiolo nel trattamento del dolore cronico

Anche se maggiori studi si rendono necessari per far riconoscere al CBD una reale importanza clinica per il trattamento del dolore, alcune ricerche già attualmente disponibili forniscono informazioni molto utili sul ruolo che ricopre come anticonvulsivo, antiossidante ma anche come coadiuvante negli stati infiammatori come analgesico.

Quando scegliete il prodotto, è importante cercare quelli ad ampio spettro testati da laboratori indipendenti che garantiscano che il contenuto dichiarato nella confezione sia veritiero e dovreste essere in grado di reperire queste informazioni nel sito della compagnia. Inoltre, orientatevi su preparati che provengano da canapa coltivata biologicamente.

 

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Ansia e attacchi di panico. Weedy Shop spiega come il Cbd può aiutare

Palpitazioni, sudorazione, insicurezza, tensione al petto, ondata di calore, disturbi della concentrazione e del sonno. Sintomi, questi, che le persone che soffrono di sindrome ansiosa e attacchi di panico conoscono fin troppo bene. La qualità della vita ne viene influenzata in modo duraturo e le cause possono variare molto e spesso sono imprevedibili.

Si tratta di una condizione che a lungo termine ha un impatto negativo sulla salute mentale e fisica delle persone colpite e finisce in isolamento. Spesso i primi segni della sindrome ansiosa e degli attacchi di panico non vengono presi sul serio e fraintesi come sintomi di stress.

Il seguente articolo cerca di chiarire le cause della sindrome d’ansia e degli attacchi di panico e di indicare possibili suggerimenti e idee alternative e olistiche per facilitare la vita quotidiana delle persone colpite.

Sempre più persone si rivolgono al CBD, la sostanza naturale della pianta di canapa. Di seguito una spiegazione di come il CBD può essere utile.

Ansia – un compagno evolutivo della vita quotidiana
La paura e l’ansia sono emozioni che ognuno di noi conosce –sia consciamente che inconsciamente – e che ci aiuta a proteggerci da situazioni rischiose e ed a tenerci al sicuro dal pericolo. Nella vita quotidiana ci sono spesso momenti in cui la paura è coinvolta inconsciamente. Per esempio, prima di attraversare la strada guardiamo a sinistra e a destra per non causare un incidente. Dietro questo c’è la paura che ci tiene lontano dalla strada e quindi di non essere investiti. La paura e l’ansia sono quindi reazioni significative ed anche necessarie che già una volta si sono dimostrate utili. Il fisiologo Walter Cannon ha descritto questo come una reazione di “lotta o fuga”. In altre parole, la paura come reazione positiva allo stress che permette all’individuo di adattarsi rapidamente a una situazione pericolosa. Soprattutto in passato, la paura come pulsione era necessaria per la sopravvivenza degli nostri antenati.

Fino a un certo punto la paura è normale e necessaria. Tuttavia, per alcune non si tratta soltanto di questa paura “normale” e ha un impatto negativo sulla vita quotidiana – allora si parla di disturbi d’ansia [1] o di stress negativo.

Cosa fare se l’ansia diventa patologica
Se l’ansia però assume una dimensione troppo grande, è importante prenderla sul serio, perché altrimenti le condizioni possono continuare a peggiorare.

I disturbi d’ansia sono malattie mentali e, come la depressione, sono in aumento negli ultimi anni. Sono dichiarate come reazioni di paura e di ansia eccesive con anormalità comportamentali corrispondenti. Questi di solito si manifestano in età adulta. È evidente che dal 30 all’80% delle persone colpite soffra di un’altra malattia mentale e che gli stati d’ansia si sovrappongano spesso a disturbi da dipendenza.

Gli attacchi di panico sono di solito la causa principale del riconoscimento dei disturbi d’ansia. Solo poche delle persone colpite si rivolgono a strutture sanitarie, motivo per cui la malattia spesso non viene diagnosticata.

I disturbi d’ansia fanno parte dei disturbi multifattoriali – nel loro sviluppo sono coinvolti quindi predisposizioni genetiche così come fattori ambientali esterni. Gli studi suggeriscono che i geni, soprattutto dei sistemi serotoninergico, dopaminergico e noradrenergico, sono coinvolti nello sviluppo dell’ansia. Si sospetta che i disturbi dell’equilibrio dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina, dopamina, GABA e glutammina siano associati ai disturbi d’ansia a livello neurobiologico [1].

Una panoramica dei disturbi d’ansia più comuni:

Disturbi di panico: In questo caso, l’ansia si verifica improvvisamente ed è accompagnato da sintomi fisici, come il battito cardiaco rapido, vertigini o nausea. Gli attacchi possono venire dal nulla e le persone soffrono di ansia immensa e temono di svenire o anche peggio. La condizione può durare per alcuni minuti.

  1. Disturbo d’ansia generalizzato: Questo tipo di ansia si mostra come disturbi fisici e psichici.
  2. Ansia legata a un disturbo depressivo: Qui l’ansia è legata a episodi depressivi.
  3. Fobie specifiche: La paura si concentra su un oggetto specifico, per esempio i ragni.
  4. Fobie sociali: In questo caso, le persone colpite evitano l’attenzione e non amano essere al centro dell’attenzione.
  5. Agorafobia: Qui si verifica la paura di certi luoghi, spesso combinata con attacchi di panico.

A chi si possono rivolgere le persone colpite?

  • Medici stabiliti per la psichiatria
  • Assicurazione sanitaria/Ambulatorio ospedaliero per la psichiatria
    Psicoterapeuta
  • Medici con perfezionamento in medicina psicoterapeutica

Attacchi di panico – i compagni dei disturbi d’ansia
Gli attacchi di panico sono brevi episodi di paura intensa. Le fasi sono accompagnate da sintomi fisici ed emotivi che mettono la persona colpita in uno stato di sofferenza estrema. Spesso si verificano in combinazione con i disturbi d’ansia.

I seguenti sintomi appaino in combinazione con un’attacco panico:

  • Vertigini
  • Nausea
  • Dispnea
  • Sentimento del soffocamento
  • Dolore al petto

Cura degli attacchi di ansia e panico
A causa di presupposizioni che la malattia è causata da condizioni e squilibri neurobiologici, i sintomi sono spesso trattati con farmaci.

In questo caso, i medici ricorrono ad antidepressivi e altri farmaci, che causano un miglioramento a breve termine, ma sono anche associati a gravi effetti collaterali a lungo termine.

Una panoramica di possibili effetti collaterali causati da medicamenti:

Disturbi del sonno
Disturbi funzionali sessuali
Aumento di peso
Nausea
Vomito
Diarrea

Tuttavia, è anche chiaro che i fattori ambientali sono coinvolti nello sviluppo, motivo per cui il trattamento non dovrebbe essere esclusivamente medicinale.

Oltre ad una visione olistica delle circostanze interne ed esterne, è necessario occuparsi intensivamente della persona colpita e del suo stile di vita.

La psicoterapia può esserci un metodo terapeutico efficace. Nel centro dell’attenzione c’è una relazione di fiducia tra paziente e psicoterapeuta, nella quale vengono discussi i possibili problemi e le preoccupazioni della persona colpita. Nel processo, il paziente riceve le competenze e le conoscenze necessarie per essere in grado di aiutare se stesso in futuro.

Nel centro della terapia sta come segue:

Riattivazione delle risorse
Rendere i problemi comprensibili
Imparare strategie di problem solving

Questo si ottiene, tra l’altro, con:

Metodi di rilassamento
Strategie di comunicazione
Confronto con le cause dell’ansia
Terapia comportamentale

Inoltre, le persone colpite possono diventare attive per alleviare i sintomi. Da un lato, l’attenzione si concentra sullo stile di vita e dall’altro lato, sull‘assunzione di rimedi naturali come valeriana, melissa e fiori d’arancio o CBD, nonché opzioni ortomolecolari come vitamine del gruppo B, magnesio e acidi grassi omega-3.

Il CBD contro l’ansia e gli attacchi di panico
Il cannabidiolo, detto CBD, è un rimedio naturale della pianta di canapa con una storia che va molto indietro. I testi dei Veda rivelano che era stato usato per trattare l’ansia già nel 2000 a.C.

Studi sugli animali e sull’uomo hanno dimostrato che il CBD può ridurre l’ansia. I ricercatori suppongono che l’effetto di riduzione dello stress del CBD sia legato alle attività nelle aree limbiche e paralimbiche del cervello, e quindi ha un effetto positivo sull’ansia. L’ansia sociale, in particolare, si pensa sia ridotta dall‘ingestione di CBD. Uno studio sugli animali ha indicato che un rafforzamento del sistema endocannabinoide può essere una strategia favorevole per ridurre le conseguenze comportamentali e fisiche dello stress, facilitando la trasduzione del segnale [4].

In sintesi, alcuni studi indicano già che il CBD può avere un effetto di sostegno sui disturbi d’ansia. Tuttavia, le opinioni sui meccanismi coinvolti si divergono e gli studi non sono ancora tutti chiari. Quello che è certo è che il CBD può alleviare i sintomi e che di seguito si può affrontare meglio lo stress negativo.

Studi selezionati sul tema CBD e ansia
Cannabidiol as a Potential Treatment for Anxiety Disorders
Cannabidiol, a Cannabis sativa constituent, as an anxiolytic drug
Cannabidiol in Anxiety and Sleep

Un altro vantaggio positivo è che usando il CBD, non ci sono noti effetti collaterali. Tuttavia, può avere influenze reciproche con altri farmaci, motivo per cui i pazienti che assumono regolarmente farmaci dovrebbe discutere l’assunzione con il loro medico curante. Il CBD può rallentare la degradazione di alcuni farmaci, il che può però avere il vantaggio che l’effetto dura più a lungo.

Uso

Il dosaggio è molto individuale e si raccomanda un approccio soggettivo-intuitivo all’assunzione del CBD, utilizzare tra tutte le varietà quelle contenenti limonene.

 

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Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

Cbd contro ansia, attacchi di panico e depressione. Scopriamo di più con Weedy Shop

Ansia, attacchi di panico, depressione, insonnia: questi disturbi nell’era contemporanea sono sempre più diffusi, così come i trattamenti farmacologici per affrontarli.

Sembra ormai automatico rivolgersi a un medico se si soffre di forti attacchi di ansia e il medico solitamente prescrive farmaci come se fossero caramelle.

Ecco che allora alcuni hanno iniziato a pensare di utilizzare contro l’ansia altri tipi di rimedi, un po’ più naturali e con minori controindicazioni.

Tra questi rimedi, come Weedy Shop spiegherà nell’articolo, c’è l’utilizzo di CBD contro ansia e attacchi di panico o altri tipi di disturbi psicologici.

CBD contro ansia e depressione

L’ansia è uno stato di paura generalizzata che ci impedisce di svolgere le normali attività, spesso causata dallo stress.

Quando lo stress è moderato, esso non solo non fa male ma è persino benefico, perché ci spinge a dare il massimo per portare a conclusione i nostri progetti.

Quando però esso supera una certa soglia diventa negativo e ingestibile: sopraffatti dalle cose da fare, ci sentiamo incapaci di rispondere alle troppe sfide che ci vengono poste, e reagiamo spesso evitando ogni tipo di problema che ci si presenta, cercando di negarlo e di rimuoverlo perché troppo impegnativo.

Ecco che allora subentra l’ansia, quello stato costante e sottile di nervosismo, di pericolo, di minaccia non ben definita. Si tratta di uno stato d’animo estremamente spiacevole e logorante, e faremmo di tutto per sottrarci ad esso.

Il CBD può aiutare a combattere stati di ansia lieve e moderata, a rilassarci e a riprendere il controllo di noi stessi, delle nostre sensazioni. Da tempo gli studiosi valutano gli effetti del cannabidiolo come rimedio ad ansia e depressione, e i risultati sono incoraggianti: l’olio di CBD, ossia una delle formulazioni più diffuse ed efficaci contenenti CBD, si è rivelato estremamente utile, al dosaggio indicato, per il trattamento di stati di ansia e di depressione.

L’utilizzo di olio di CBD contro ansia e depressione si è rivelato molto efficace, e non dannoso per l’organismo; favorisce il rilassamento e secondo alcuni, oltre all’ansia, porterebbe sollievo anche ad altri più gravi disturbi connessi all’ansia, vale a dire il disturbo post traumatico da stress e il disturbo ossessivo-compulsivo.

CBD contro l’ansia sociale

L’ansia non è l’unico disturbo, come abbiamo detto, che può essere trattato facendo ricorso al CBD e ai prodotti contenenti CBD.

E’ doveroso premettere che il CBD è molto diverso dalla cannabis e dal THC, che ne rappresenta il composto psicoattivo che dà dipendenza; il cannabidiolo non dà assuefazione, produce soltanto effetti benefici (al dosaggio appropriato) come antinfiammatorio, anticonvulsivante, analgesico, e vari altri utilizzi; è efficace, come abbiamo detto, anche contro l’ansia, la depressione, l’insonnia e altri disturbi psicologici.

Secondo alcuni test clinici effettuati, il CBD sarebbe efficace anche per trattare disturbi specifici come l’ansia sociale.

Chi soffre di ansia sociale è portato a ridurre al minimo i contatti sociali e con le altre persone, perché questi sono fonte di angoscia che si manifesta con disturbi anche fisici (tremore, sudorazione eccessiva, tachicardia, vertigini, secchezza delle fauci ecc.).

Progressivamente c’è un ritiro sociale del soggetto, che oltre a chiudere i contatti con gli amici e le altre persone sperimenta problemi anche con le attività quotidiane e lavorative; si tratta dunque di una condizione estremamente invalidante che va affrontata seriamente, rivolgendosi a uno psicologo o a un serio professionista in grado di aiutarci.

Però un valido aiuto ci può arrivare anche dal cannabidiolo, che secondo vari studi sarebbe in grado di favorire il rilassamento e il benessere, e aiutare quindi anche contro l’ansia sociale e la paura di trovarsi in pubblico con gli altri.

Alcuni riferiscono che dopo avere assunto CBD in gruppo con gli amici si sentivano molto più socievoli, espansivi e portati ai rapporti sociali.

Effetti del CBD contro l’ansia: come agisce?

Come fa il CBD ad agire contro l’ansia? Semplice: il CBD stimola numerose connessioni neurali all’interno del cervello, diventando in grado di alleviare l’ansia.

Si tratta di studi finora condotti principalmente su animali (dunque occorre cautela nell’attribuire miracolosi poteri all’olio di CBD); ma gli studi sono promettenti e sembrano mostrare che il CBD svolga effettivamente un ruolo terapeutico in presenza di stati di ansia e di panico (sì, persino contro l’ansia da prestazione).

Il CBD agisce anche contro la depressione, causata (in pochissime parole) anche da una riduzione dei livelli di serotonina; il CBD sembra incrementare il livello della serotonina al nostro interno. In ciò agisce esattamente come i farmaci SSRI (inibitori della ricaptazione della serotonina), farmaci utilizzati appunto per la cura di sindromi depressive.

Altri studi clinici hanno mostrato una notevole riduzione dell’ansia in pazienti che assumevano olio di CBD. L’olio di CBD sembra dunque mostrare un ottimo potenziale nella cura dell’ansia e dei disturbi ad essa associati.

Ma qual è il dosaggio indicato per l’olio di CBD contro l’ansia? La risposta è che dipende. Si inizia solitamente con il dosaggio minimo consigliato per la cura di questi disturbi, e poi si aumenta progressivamente, valutando gli effetti volta per volta.

Fumare CBD contro l’ansia. Quali sono gli effetti della cannabis mediante combustione?

Sono stati fatti ulteriori studi per valutare l’efficacia del cannabidiolo tramite combustione per il trattamento di ansia e panico. I risultati sono stati positivi e incoraggianti: tramite l’assunzione di cannabidiolo ad alti livelli (oltre il 9% di concentrazione) e di THC a bassi livelli (concentrazione intorno al 5%) si mostrava una forte diminuzione delle sensazioni di ansia e timore e un forte incremento dei livelli di benessere e di serenità.

Questo studio serve dunque anche a smentire la credenza secondo la quale l’effetto benefico andrebbe attribuito al THC e non al cannabidiolo; il THC in questi casi non era il componente principale, anzi.

Secondo questa ricerca inoltre i farmaci antidepressivi si rivelerebbero efficaci soltanto nel breve termine, mentre il CBD potrebbe funzionare anche nel medio e lungo termine in seguito a interruzione nel consumo di cannabis.

 

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Cannabis light contro ansia e depressione. Weedy Point ci illustra i benefici

Ansia, attacchi di panico, depressione, insonnia: questi disturbi nell’era contemporanea sono sempre più diffusi, così come i trattamenti farmacologici per affrontarli.

Sembra ormai automatico rivolgersi a un medico se si soffre di forti attacchi di ansia e il medico solitamente prescrive farmaci come se fossero caramelle.

Ecco che allora alcuni hanno iniziato a pensare di utilizzare contro l’ansia altri tipi di rimedi, un po’ più naturali e con minori controindicazioni.

Tra questi rimedi, come Weedy Point spiegherà nell’articolo, c’è l’utilizzo di CBD contro ansia e attacchi di panico o altri tipi di disturbi psicologici.

CBD contro ansia e depressione

L’ansia è uno stato di paura generalizzata che ci impedisce di svolgere le normali attività, spesso causata dallo stress.

Quando lo stress è moderato, esso non solo non fa male ma è persino benefico, perché ci spinge a dare il massimo per portare a conclusione i nostri progetti.

Quando però esso supera una certa soglia diventa negativo e ingestibile: sopraffatti dalle cose da fare, ci sentiamo incapaci di rispondere alle troppe sfide che ci vengono poste, e reagiamo spesso evitando ogni tipo di problema che ci si presenta, cercando di negarlo e di rimuoverlo perché troppo impegnativo.

Ecco che allora subentra l’ansia, quello stato costante e sottile di nervosismo, di pericolo, di minaccia non ben definita. Si tratta di uno stato d’animo estremamente spiacevole e logorante, e faremmo di tutto per sottrarci ad esso.

Il CBD può aiutare a combattere stati di ansia lieve e moderata, a rilassarci e a riprendere il controllo di noi stessi, delle nostre sensazioni. Da tempo gli studiosi valutano gli effetti del cannabidiolo come rimedio ad ansia e depressione, e i risultati sono incoraggianti: l’olio di CBD, ossia una delle formulazioni più diffuse ed efficaci contenenti CBD, si è rivelato estremamente utile, al dosaggio indicato, per il trattamento di stati di ansia e di depressione.

L’utilizzo di olio di CBD contro ansia e depressione si è rivelato molto efficace, e non dannoso per l’organismo; favorisce il rilassamento e secondo alcuni, oltre all’ansia, porterebbe sollievo anche ad altri più gravi disturbi connessi all’ansia, vale a dire il disturbo post traumatico da stress e il disturbo ossessivo-compulsivo.

CBD contro l’ansia sociale

L’ansia non è l’unico disturbo, come abbiamo detto, che può essere trattato facendo ricorso al CBD e ai prodotti contenenti CBD.

E’ doveroso premettere che il CBD è molto diverso dalla cannabis e dal THC, che ne rappresenta il composto psicoattivo che dà dipendenza; il cannabidiolo non dà assuefazione, produce soltanto effetti benefici (al dosaggio appropriato) come antinfiammatorio, anticonvulsivante, analgesico, e vari altri utilizzi; è efficace, come abbiamo detto, anche contro l’ansia, la depressione, l’insonnia e altri disturbi psicologici.

Secondo alcuni test clinici effettuati, il CBD sarebbe efficace anche per trattare disturbi specifici come l’ansia sociale.

Chi soffre di ansia sociale è portato a ridurre al minimo i contatti sociali e con le altre persone, perché questi sono fonte di angoscia che si manifesta con disturbi anche fisici (tremore, sudorazione eccessiva, tachicardia, vertigini, secchezza delle fauci ecc.).

Progressivamente c’è un ritiro sociale del soggetto, che oltre a chiudere i contatti con gli amici e le altre persone sperimenta problemi anche con le attività quotidiane e lavorative; si tratta dunque di una condizione estremamente invalidante che va affrontata seriamente, rivolgendosi a uno psicologo o a un serio professionista in grado di aiutarci.

Però un valido aiuto ci può arrivare anche dal cannabidiolo, che secondo vari studi sarebbe in grado di favorire il rilassamento e il benessere, e aiutare quindi anche contro l’ansia sociale e la paura di trovarsi in pubblico con gli altri.

Alcuni riferiscono che dopo avere assunto CBD in gruppo con gli amici si sentivano molto più socievoli, espansivi e portati ai rapporti sociali.

Effetti del CBD contro l’ansia: come agisce?

Come fa il CBD ad agire contro l’ansia? Semplice: il CBD stimola numerose connessioni neurali all’interno del cervello, diventando in grado di alleviare l’ansia.

Si tratta di studi finora condotti principalmente su animali (dunque occorre cautela nell’attribuire miracolosi poteri all’olio di CBD); ma gli studi sono promettenti e sembrano mostrare che il CBD svolga effettivamente un ruolo terapeutico in presenza di stati di ansia e di panico (sì, persino contro l’ansia da prestazione).

Il CBD agisce anche contro la depressione, causata (in pochissime parole) anche da una riduzione dei livelli di serotonina; il CBD sembra incrementare il livello della serotonina al nostro interno. In ciò agisce esattamente come i farmaci SSRI (inibitori della ricaptazione della serotonina), farmaci utilizzati appunto per la cura di sindromi depressive.

Altri studi clinici hanno mostrato una notevole riduzione dell’ansia in pazienti che assumevano olio di CBD. L’olio di CBD sembra dunque mostrare un ottimo potenziale nella cura dell’ansia e dei disturbi ad essa associati.

Ma qual è il dosaggio indicato per l’olio di CBD contro l’ansia? La risposta è che dipende. Si inizia solitamente con il dosaggio minimo consigliato per la cura di questi disturbi, e poi si aumenta progressivamente, valutando gli effetti volta per volta.

Fumare CBD contro l’ansia. Quali sono gli effetti della cannabis mediante combustione?

Sono stati fatti ulteriori studi per valutare l’efficacia del cannabidiolo tramite combustione per il trattamento di ansia e panico. I risultati sono stati positivi e incoraggianti: tramite l’assunzione di cannabidiolo ad alti livelli (oltre il 9% di concentrazione) e di THC a bassi livelli (concentrazione intorno al 5%) si mostrava una forte diminuzione delle sensazioni di ansia e timore e un forte incremento dei livelli di benessere e di serenità.

Questo studio serve dunque anche a smentire la credenza secondo la quale l’effetto benefico andrebbe attribuito al THC e non al cannabidiolo; il THC in questi casi non era il componente principale, anzi.

Secondo questa ricerca inoltre i farmaci antidepressivi si rivelerebbero efficaci soltanto nel breve termine, mentre il CBD potrebbe funzionare anche nel medio e lungo termine in seguito a interruzione nel consumo di cannabis.

 

Weedy Point ricorda che l’unico distributore per Marche e Abruzzo è in via Turati 101 a Porto d’Ascoli, diffidate dalle imitazioni! Per chiedere informazioni o per ordini e consegne a domicilio basta contattare il 3491513761. La consegna o la spedizione sono gratuite. Il negozio, aperto h24, è in via Turati 101 a Porto d’Ascoli.

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Le applicazioni terapeutiche della cannabis light. Scopriamole con Weedy Point

Il CBD, o cannabidiolo, è la seconda sostanza più abbondante presente nella Cannabis: non è psicoattivo, non crea assuefazione e ha una vasta gamma di applicazioni terapeutiche.

Molte persone iniziano ad apprezzare il CBD e i suoi benefici, e diversi studi scientifici stanno portando avanti ricerche sugli effetti e sulle possibili applicazioni. L’interesse da parte della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD è sempre maggiore, è già stato utilizzato in diversi studi per il trattamento di numerose problematiche di salute ed è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della “Cannabis Terapeutica“.

Sempre più studi stanno confermando l’efficacia del CBD nel trattamento di diversi problemi di salute. Questo cannabinoide si sta dimostrando efficace come farmaco di prima scelta per una vasta gamma di condizioni e patologie: risulta un potente alleato nel combattere i disturbi più diversi, come convulsioni, spasmi muscolari, ansia, nausea, dolore cronico, infiammazioni, insonnia e molto altro ancora. Le sue proprietà principali sono:

Antiepilettico e antispasmodico
Sì tratta di patologie che provocano convulsioni, in particolare per le persone che assumono medicinali antiepilettici non più efficaci nel controllarne i sintomi. Il CBD, grazie alla sua azione anticonvulsivante, fornisce un valido supporto nelle terapie per l’epilessia infantile, come quella causata dalla sindrome di Dravet.

Ansiolitico e antipsicotico
Il CBD riduce significativamente due importanti forme di ansia, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo e quello post traumatico. È particolarmente efficace come antipsicotico e come rimedio contro ansia e stress e viene sempre più usato per combattere insonnia e depressione.

Analgesico
I prodotti a base di CBD riescono a ridurre rapidamente il senso di nausea e hanno un alto grado di digeribilità, stimolano l’appetito e alleviano i dolori: per questo vengono efficacemente utilizzati come coadiuvante nelle terapie antitumorali e come sostegno nel trattamento dell’HIV. Hanno un effetto rilassante e sedativo, riducono infiammazioni e tensioni, riuscendo ad alleviare la sintomatologia dolorosa associata a diverse patologie; inoltre sono ottimi alleati nel contrastare l’asma e controllare diabete e glicemia.

Antinfiammatorio e antiossidante
Il CBD, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, costituisce un valido aiuto nel trattamento di patologie della pelle come la psoriasi, aiuta a curare l’acne, idrata e ammorbidisce la cute grazie agli acidi grassi essenziali. Inoltre, grazie agli antiossidanti che combattono i radicali liberi, svolge un’importante funzione anti-age e protegge il cervello da possibili patologie neurodegenerative.

È assolutamente legale in Italia, come anche in quasi tutto il resto d’Europa, e può essere, perciò, acquistato senza bisogno di presentare alcuna ricetta medica. Può essere facilmente reperito sul web o nei negozi specializzati.
Prima di acquistare un qualsiasi prodotto contenente cannabinoidi, assicuratevi che sia di ottima qualità e che i principi attivi vengano estratti dalle infiorescenze senza ricorrere a solventi potenzialmente dannosi per la salute.

Il CBD non ha particolari effetti collaterali, L’effetto secondario più comune quando si assume CBD è la sonnolenza.

 

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Emicrania? La cannabis light può darti sollievo. Scopri come con Weedy Shop

Il sistema endocannabinoide e il CBD
Grazie agli studi sempre più frequenti sulla marijuana e marijuana legale, con un occhio di riguardo maggiore per il cannabidiolo, è venuta alla luce una nuova teoria in cui i ricercatori spiegano che la carenza di endocannabinoidi potrebbe essere l’origine dell’emicrania.

I cannabinoidi come il CBD o il THC aumentano gli endocannabinoidi nel corpo e possono combattere l’emicrania aumentandone i livelli nell’organismo. Si pensa positivamente sulla sua efficacia poiché il corpo produce già questa sostanza naturalmente, comunque gli studi sono ancora in corso.

Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania?
Quasi tutti i fattori scatenanti dell’emicrania o cefalea tensiva sono riconducibili allo stress. Lo stress esaurisce gli endocannabinoidi.
Ciò suggerisce che più sei stressato e più CBD avrai bisogno per ripristinare i livelli di endocannabinoidi. Si raccomanda sempre di non esagerare e di aumentare il dosaggio solamente in caso di chiara necessità e su consiglio del medico.

Inoltre, non utilizzare lo stesso dosaggio di un tuo amico o conoscente per curare l’emicrania. Infatti, come ogni persona risponde al CBD in maniera differente, anche i livelli di endocannabinoidi nel tuo sistema variano da persona a persona.

La causa dell’emicrania influisce nel dosaggio di CBD?
Si, la causa dell’emicrania influisce sul dosaggio del CBD perché la patologia può derivare da diversi stati: stress e ansia.
In caso di cefalea ed emicranie dovute all’ansia, ci sono altri fattori da tenere in considerazioni e diversi metodi di cura e correlazione tra CBD ed ansia. In caso di ansia, l’olio di CBD può aiutarti ad eliminare totalmente i mal di testa, mentre nel caso di una lesione al collo, il CBD può alleviare il dolore.

Il dosaggio CBD da assumere dipenderà da quanto sono forti le emicranie e i dolori.

Come assumere il CBD per emicrania
Esistono diversi modi per assorbire il CBD:

  • Per inalazione
  • Per via orale (caramelle, capsule)
  • Per via sublinguale
  • Per via topica (crema)

Questo articolo si concentrerà sugli estratti di canapa legale che prendi per via sublinguale o orale, anche perché nelle altre forme il dosaggio è già concentrato e specifico, ma puoi leggere i pro e contro di ogni modalità di assunzione.
Infatti, trattare un dolore al collo con la crema di canapa per lenire i nervi associati all’emicrania, avrà una dose diversa di CBD rispetto a una dose sublinguale che prendi per aumentare i livelli totali di endocannabinoidi presenti nel corpo.

Come trovo il dosaggio di CBD giusto contro l’emicrania?
Trovare il dosaggio giusto per curare la propria emicrania non è facile e può richiedere settimane e in alcuni casi mesi.
Per prima cosa chiedi il parere del tuo medico.

Una regola valida per tutti è iniziare con una dose di estratto di canapa legale a basso contenuto di CBD, per poi aumentare se non si ottengono i risultati desiderati. Dosi eccessive di CBD in alcuni casi può portare ad un aumento dello stress, dell’infiammazione e dell’emicrania stessa, anche se è un avvenimento molto raro.

I ricercatori e i medici, consigliano di iniziare con una piccola dose, come 5 mg al giorno, e di aumentare quella dose di 5 mg ogni settimana fino a quando non ti senti meglio. Se noti qualcosa di insolito nel tuo corpo diminuisci il dosaggio e avverti il tuo medico.

Dopo quanto tempo il CBD cura la mia emicrania?
Nessun trattamento per l’emicrania è garantito per funzionare ma i cannabinoidi agiscono sul tuo sistema endocannabinoide e questo può richiedere tempo. La maggior parte degli studi sull’emicrania indicano tre mesi per vedere se un trattamento è efficace o meno.
Per questo motivo considerare lo stesso tempo per vedere se un estratto di canapa legale funziona, è quello che consigliano i ricercatori.

Tieni presente che alcune persone provano sollievo immediato, altre persone impiegano 3 mesi e alcuni purtroppo potrebbero non raggiungere mai il senso di benessere che cerca con il CBD.

Il CBD previene l’emicrania?
Il CBD si trova in alcuni ceppi di cannabis e canapa che le persone usano per alleviare l’emicrania, ma non ci sono conferme che un alto concentrato di cannabidiolo senza THC prevenga l’emicrania.
Comunque i ricercatori stanno ancora studiando gli effetti positivi del CBD della marijuana legale sul corpo umano e i risvolti che possono avere sulla prevenzione di cefalee ed emicranie.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

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Il sistema endocannabinoide e il CBD
Grazie agli studi sempre più frequenti sulla marijuana e marijuana legale, con un occhio di riguardo maggiore per il cannabidiolo, è venuta alla luce una nuova teoria in cui i ricercatori spiegano che la carenza di endocannabinoidi potrebbe essere l’origine dell’emicrania.

I cannabinoidi come il CBD o il THC aumentano gli endocannabinoidi nel corpo e possono combattere l’emicrania aumentandone i livelli nell’organismo. Si pensa positivamente sulla sua efficacia poiché il corpo produce già questa sostanza naturalmente, comunque gli studi sono ancora in corso.

Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania?
Quasi tutti i fattori scatenanti dell’emicrania o cefalea tensiva sono riconducibili allo stress. Lo stress esaurisce gli endocannabinoidi.
Ciò suggerisce che più sei stressato e più CBD avrai bisogno per ripristinare i livelli di endocannabinoidi. Si raccomanda sempre di non esagerare e di aumentare il dosaggio solamente in caso di chiara necessità e su consiglio del medico.

Inoltre, non utilizzare lo stesso dosaggio di un tuo amico o conoscente per curare l’emicrania. Infatti, come ogni persona risponde al CBD in maniera differente, anche i livelli di endocannabinoidi nel tuo sistema variano da persona a persona.

La causa dell’emicrania influisce nel dosaggio di CBD?
Si, la causa dell’emicrania influisce sul dosaggio del CBD perché la patologia può derivare da diversi stati: stress e ansia.
In caso di cefalea ed emicranie dovute all’ansia, ci sono altri fattori da tenere in considerazioni e diversi metodi di cura e correlazione tra CBD ed ansia. In caso di ansia, l’olio di CBD può aiutarti ad eliminare totalmente i mal di testa, mentre nel caso di una lesione al collo, il CBD può alleviare il dolore.

Il dosaggio CBD da assumere dipenderà da quanto sono forti le emicranie e i dolori.

Come assumere il CBD per emicrania
Esistono diversi modi per assorbire il CBD:

  • Per inalazione
  • Per via orale (caramelle, capsule)
  • Per via sublinguale
  • Per via topica (crema)

Questo articolo si concentrerà sugli estratti di canapa legale che prendi per via sublinguale o orale, anche perché nelle altre forme il dosaggio è già concentrato e specifico, ma puoi leggere i pro e contro di ogni modalità di assunzione.
Infatti, trattare un dolore al collo con la crema di canapa per lenire i nervi associati all’emicrania, avrà una dose diversa di CBD rispetto a una dose sublinguale che prendi per aumentare i livelli totali di endocannabinoidi presenti nel corpo.

Come trovo il dosaggio di CBD giusto contro l’emicrania?
Trovare il dosaggio giusto per curare la propria emicrania non è facile e può richiedere settimane e in alcuni casi mesi.
Per prima cosa chiedi il parere del tuo medico.

Una regola valida per tutti è iniziare con una dose di estratto di canapa legale a basso contenuto di CBD, per poi aumentare se non si ottengono i risultati desiderati. Dosi eccessive di CBD in alcuni casi può portare ad un aumento dello stress, dell’infiammazione e dell’emicrania stessa, anche se è un avvenimento molto raro.

I ricercatori e i medici, consigliano di iniziare con una piccola dose, come 5 mg al giorno, e di aumentare quella dose di 5 mg ogni settimana fino a quando non ti senti meglio. Se noti qualcosa di insolito nel tuo corpo diminuisci il dosaggio e avverti il tuo medico.

Dopo quanto tempo il CBD cura la mia emicrania?
Nessun trattamento per l’emicrania è garantito per funzionare ma i cannabinoidi agiscono sul tuo sistema endocannabinoide e questo può richiedere tempo. La maggior parte degli studi sull’emicrania indicano tre mesi per vedere se un trattamento è efficace o meno.
Per questo motivo considerare lo stesso tempo per vedere se un estratto di canapa legale funziona, è quello che consigliano i ricercatori.

Tieni presente che alcune persone provano sollievo immediato, altre persone impiegano 3 mesi e alcuni purtroppo potrebbero non raggiungere mai il senso di benessere che cerca con il CBD.

Il CBD previene l’emicrania?
Il CBD si trova in alcuni ceppi di cannabis e canapa che le persone usano per alleviare l’emicrania, ma non ci sono conferme che un alto concentrato di cannabidiolo senza THC prevenga l’emicrania.
Comunque i ricercatori stanno ancora studiando gli effetti positivi del CBD della marijuana legale sul corpo umano e i risvolti che possono avere sulla prevenzione di cefalee ed emicranie.

 

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Cannabis terapeutica come trattamento alternativo al morbo di Parkinson. Scopriamo di più con Weedy Shop

Milioni di persone in tutto il mondo soffrono di malattia di Parkinson. La mancanza di cure efficaci nel tempo e l’insorgenza di effetti collaterali spesso gravi, spingono sempre più pazienti alla ricerca di trattamenti alternativi. Tra questi c’è sicuramente la Cannabis Terapeutica. Ma la Cannabis è davvero efficace nella malattia di Parkinson?

Le malattie neurodegenerative – il Parkinson e il morbo di Alzheimer sono le più diffuse – sono caratterizzate da una progressiva perdita della funzionalità neuronale. Per queste malattie, l’infiammazione, la risposta immunitaria in generale e lo stress ossidativo sono tra i fattori principali che causano danni e disfunzioni dei neuroni.

La Cannabis e i cannabinoidi – THC, CBD e THCV principalmente – hanno proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti ormai stabilite da decenni di ricerche e ciò contribuisce al loro effetto neuroprotettivo.

La neuroprotezione indotta dalla Cannabis si esplica anche attraverso altri meccanismi:

  •  Inibizione della trasmissione glutammatergica nel cervello e conseguente riduzione dell’eccitotossicità (un fenomeno di tossicità neuronale conseguente all’esposizione a concentrazioni relativamente alte di acido glutammico, un neurotrasmettitore);
  • Miglioramento della funzione della barriera emato-encefalica, che protegge il cervello da sostanze esterne;
  • Regolazione del flusso ematico cerebrale;
  • Riduzione del danno conseguente a lesioni cerebrali traumatiche;
  • Regolazione della morte cellulare programmata.

Oltre ad essere neuroprotettiva, la Cannabis è una sostanza ben tollerata, con modesti effetti collaterali. Per questo motivo, la ricerca scientifica da qualche tempo sta indagando se le potenzialità della Cannabis Terapeutica e dei suoi costituenti potrebbero essere sfruttate anche per trattare i sintomi del Parkinson.

CANNABIS E CANNABINOIDI NEL CONTROLLO DEI MOVIMENTI
Oltre a indurre effetti neuroprotettivi, il Sistema Endocannabinoide è espresso anche in molte aree del cervello che controllano i movimenti. I recettori CB1 si trovano in grandi quantità nella substantia nigra e nei gangli della base del Sistema Nervoso Centrale (SNC). Qui troviamo anche concentrazioni elevate di endocannabinoidi, soprattutto anandamide. I recettori CB2 non sono molto espressi nel SNC, anche se sono stati trovati in molte cellule non-neuronali, come astrociti e microglia, con funzione di protezione immunitaria.

I ricercatori dell’Università del Colorado hanno recentemente dimostrato che attivando i recettori CB1 presenti sugli astrociti del midollo spinale, si riduce il tremore in modelli animali di tremore essenziale.
Il THCV, un fitocannabinoide presente in minori quantità nella pianta di Cannabis, dotato di proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti, migliora i sintomi del Parkinson in modelli animali, probabilmente attraverso l’interazione con i CB2.
Anche altri recettori del Sistema Endocannabinoide, come i GPRs e TRPs, sono implicati nellaneuroprotezione e nel controllo dei movimenti del corpo.

Uno studio del 2014 in un modello animale di Parkinson, ha dimostrato che la deplezione del recettore GPR6, un recettore simile ai recettori cannabinoidi GPRs, presente nei gangli della base, induce un aumento della dopamina nel cervello e un miglioramento dell’attività motoria, soprattutto della discinesia indotta dalla levodopa. Qualche anno dopo è stato dimostrato che il CBD agisce come agonista inverso del GPR6 e per questo potrebbe essere utilizzato come potenziale trattamento per il Parkinson.

PARKINSON E CANNABIS: DAGLI STUDI PRECLINICI AGLI ESPERIMENTI SULL’UOMO
Nonostante una grande quantità di dati sperimentali pre-clinici sugli effetti neuroprotettivi e di riduzione del tremore indotti dalla Cannabis e dai cannabinoidi, gli studi effettuati sull’uomo non hanno dato risultati definitivi, tali da giustificarne l’impiego in terapia.

Uno studio pilota britannico del 2001 ha mostrato che il nabilone, un analogo sintetico del THC, era in grado di ridurre la discinesia indotta da levodopa. [6] Lo studio però è stato effettuato su un ridotto numero di pazienti e non prevedeva il confronto con il placebo.

Un altro studio britannico del 2004, randomizzato e con placebo, con 17 partecipanti, ha invece mostrato che la Cannabis, seppur ben tollerata, non induceva miglioramenti nella discinesia e nel parkinsonismo.
Sempre in Brasile, i ricercatori hanno somministrato CBD o placebo ad una ventina di pazienti con Parkinson, prima di sottoporli ad un test dove era richiesto parlare in pubblico. In questa simulazione di una situazione ansiogena, i pazienti che avevano ricevuto una dose di 300 mg di CBD, hanno mostrato una diminuzione dell’ansia e del tremore.
Basta una semplice ricerca su Google per trovare testimonianze dirette di come l’utilizzo della Cannabis abbia migliorato la vita di tantissime persone affette da Parkinson. Persone che, in generale, non riuscivano più ad avere sollievo dall’utilizzo dei farmaci tradizionali. I sintomi non-motori come ansia e disturbi del sonno sembrano quelli che beneficiano maggiormente dell’utilizzo di Cannabis, ma non mancano testimonianze di pazienti che riportano miglioramenti del tremore e della rigidità posturale.

Per restare nell’ambito accademico, queste testimonianze sono supportate da varie survey, sondaggi effettuati con criteri scientifici ben precisi.

L’ultimo in ordine di tempo è stato pubblicato qualche mese fa sul Journal of Parkinson Disease, ad opera dei ricercatori dell’università di Amburgo, in Germania.

Per valutare il punto di vista della comunità parkinsoniana tedesca, sono stati analizzati 1.348 questionari. L’uso di Cannabis è stato riportato da 8.4% dei pazienti. Di questi, la maggior parte sono più giovani dei non utilizzatori, vivono in grandi città e conoscono meglio gli aspetti legali e clinici della Cannabis Terapeutica. La riduzione del dolore e dei crampi muscolari è stata riportata da più del 40% dei consumatori di Cannabis. Più del 20% ha riportato miglioramenti nella rigidità/acinesia, immobilità, tremore, depressione, ansia e sindrome delle gambe senza riposo. Il miglioramento dei sintomi è stato riportato dal 54% degli utenti che hanno assunto CBD per via orale e dal 68% che hanno inalato Cannabis contenente THC. Rispetto all’assunzione di CBD, l’inalazione di THC è stata riportata più frequentemente per ridurre l’acinesia e la rigidità. Non sono stati riferiti particolari effetti collaterali. Il 65% dei non consumatori si è dichiarato interessato all’utilizzo di Cannabis Terapeutica.

PARKINSON E CANNABIS: CONCLUSIONI
Gli esperimenti effettuati in pre-clinica, su cellule ed animali, indicano che la Cannabis, il THC, il CBD e il THCV hanno grandi potenzialità come trattamento per i sintomi motori e non-motori del Parkinson.
una buona percentuale di pazienti che ha utilizzato queste sostanze come terapia anti-parkinsoniana ha riportato benefici, soprattutto un miglioramento della qualità della vita.

 

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Gli effetti positivi della cannabis light sul sistema nervoso. Scopriamoli con Weedy Point

Sempre più ricerche scientifiche mirano a indagare nel profondo l’azione del cannabidiolo (CBD) sul nostro sistema nervoso. I motivi di questo interesse crescente risiede negli effetti benefici che la pianta di canapa e i suoi estratti possono avere sul corpo umano. A maggior ragione è bene capire il modo in cui il cannabidiolo, il principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, interagisce con il cervello e con il sistema nervoso centrale. Il tutto potrebbe riassumersi nel concetto che il nostro stesso corpo produce cannabinoidi – gli endocannabinoidi – i quali giocano importanti ruoli nel nostro organismo e costituiscono quello che viene chiamato sistema endocannabinoide.

Il CBD e il THC, due sostanze chimiche e principali principi attivi della pianta di cannabis, hanno vari effetti benefici sul nostro organismo, grazie alla loro capacità di interagire con i recettori presenti nel corpo umano.

Oggi gli estratti di canapa, come ad esempio l’olio di canapa, vengono sempre più impiegati per accostare trattamenti che mirano a intervenire sul sistema nervoso centrale o, anche sul sistema immunitario.

CBD e sistema nervoso. L’impiego in medicina
L’impiego della cannabis in generale per accompagnare il trattamento di alcune malattie che colpiscono il sistema nervoso è una realtà ormai da anni.

Uno dei casi più noti è quello del morbo di Parkinson. Vari studi scientifici, come quello condotto nel 2014 dai ricercatori del Dipartimento di Neurologia del Rabin Medical Center, parte della Tel Aviv University, hanno evidenziato l’efficacia della cannabis nel ridurre i sintomi della malattia di Parkinson, una patologia in grado di colpire il cervello e che comporta un sostanziale calo nella produzione di dopamina.

Le molecole della cannabis possono agire come agoniste (si attaccano a un recettore e ne provocano il medesimo effetto) oppure antagoniste (bloccano l’azione del recettore). La cannabis in questo caso funge da agonista per la dopamina, contrastando così l’azione della malattia.

Il solo cannabidiolo (CBD) è risultato avere una profonda efficacia nel ridurre la frequenza delle crisi epilettiche. Uno studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry da parte dei ricercatori della UNSW di Sydney ha mostrato come il cannabidiolo, accostato come trattamento dell’epilessia, faceva sì che il numero di crisi mensili si dimezzasse.

Il sistema endocannabinoide
Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano composto da endocannabinoidi. Gli endocannabinoidi sono piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico. Gli endocannabinoidi attivano i recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (denominato CB1) e di tipo 2 (CB2). I primi recettori sono presenti nel cervello e in alcuni tessuti periferici mentre i secondi si trovano prevalentemente nelle cellule del sistema immunitario. L’insieme degli endocannabinoidi di un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.
Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo.

L’azione del CBD sul sistema nervoso centrale

Il cannabidiolo (CBD) agisce indirettamente sui recettori del sistema endocannabinoide e si comporta come una sostanza “regolatrice” del nostro sistema endocannabinoide.
Il cannabidiolo (CBD) modula dei meccanismi che già sono esistenti e in atto nel nostro organismo.

In sostanza, nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel sistema endocannabinoide, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) – che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario. Il cannabidiolo (CBD) comporta una modulazione indiretta di una alterazione del sistema endocannabinoide umano provocata da patologie o traumi.

È per questo motivi che le sostanze estratte dalla pianta di canapa, come l’olio di CBD, contribuiscono a generare quelle sensazioni di rilassatezza o riduzione del dolore che le hanno rese così popolari e impiegate per una miriade di scopi.

 

Weedy Point vi aspetta in via Turati 101 a Porto d’Ascoli con la migliore selezione di cannabis light. Info al 349 1513651.

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