BePop
Le applicazioni terapeutiche della cannabis light: scopriamole con Weedy Point

Il CBD, o cannabidiolo, è la seconda sostanza più abbondante presente nella Cannabis: non è psicoattivo, non crea assuefazione e ha una vasta gamma di applicazioni terapeutiche.

Molte persone iniziano ad apprezzare il CBD e i suoi benefici, e diversi studi scientifici stanno portando avanti ricerche sugli effetti e sulle possibili applicazioni. L’interesse da parte della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD è sempre maggiore, è già stato utilizzato in diversi studi per il trattamento di numerose problematiche di salute ed è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della “Cannabis Terapeutica”.

Sempre più studi stanno confermando l’efficacia del CBD nel trattamento di diversi problemi di salute. Questo cannabinoide si sta dimostrando efficace come farmaco di prima scelta per una vasta gamma di condizioni e patologie: risulta un potente alleato nel combattere i disturbi più diversi, come convulsioni, spasmi muscolari, ansia, nausea, dolore cronico, infiammazioni, insonnia e molto altro ancora.

Le sue proprietà principali sono:

Antiepilettico e antispasmodico
Sì tratta di patologie che provocano convulsioni, in particolare per le persone che assumono medicinali antiepilettici non più efficaci nel controllarne i sintomi. Il CBD, grazie alla sua azione anticonvulsivante, fornisce un valido supporto nelle terapie per l’epilessia infantile, come quella causata dalla sindrome di Dravet.

Ansiolitico e antipsicotico
Il CBD riduce significativamente due importanti forme di ansia, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo e quello post traumatico. È particolarmente efficace come antipsicotico e come rimedio contro ansia e stress e viene sempre più usato per combattere insonnia e depressione.

Analgesico
I prodotti a base di CBD riescono a ridurre rapidamente il senso di nausea e hanno un alto grado di digeribilità, stimolano l’appetito e alleviano i dolori: per questo vengono efficacemente utilizzati come coadiuvante nelle terapie antitumorali e come sostegno nel trattamento dell’HIV. Hanno un effetto rilassante e sedativo, riducono infiammazioni e tensioni, riuscendo ad alleviare la sintomatologia dolorosa associata a diverse patologie; inoltre sono ottimi alleati nel contrastare l’asma e controllare diabete e glicemia.

Antinfiammatorio e antiossidante
Il CBD, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, costituisce un valido aiuto nel trattamento di patologie della pelle come la psoriasi, aiuta a curare l’acne, idrata e ammorbidisce la cute grazie agli acidi grassi essenziali. Inoltre, grazie agli antiossidanti che combattono i radicali liberi, svolge un’importante funzione anti-age e protegge il cervello da possibili patologie neurodegenerative.

è assolutamente legale in Italia, come anche in quasi tutto il resto d’Europa, e può essere, perciò, acquistato senza bisogno di presentare alcuna ricetta medica. Può essere facilmente reperito sul web o nei negozi specializzati.
Prima di acquistare un qualsiasi prodotto contenente cannabinoidi, assicuratevi che sia di ottima qualità e che i principi attivi vengano estratti dalle infiorescenze senza ricorrere a solventi potenzialmente dannosi per la salute.

Il CBD non ha particolari effetti collaterali, L’effetto secondario più comune quando si assume CBD è la sonnolenza.

 

Weedy Point vi aspetta in via Turati 101 a Porto d’Ascoli con la migliore selezione di cannabis light. Info al 349 1513651.

Segui Weedy Point su Instagram https://www.instagram.com/weedy_point_h24_sanbeach/ 

facebook www.facebook.com/weedypointh24sanbenedettodeltronto/

 

 

Come agisce la cannabis light sul dolore? Gli studi riportati da Weedy Point

Come agisce il CBD sul dolore?
Il corpo umano possiede una rete composta da milioni di recettori che interagiscono con i cannabinoidi ricevendo e traducendo le loro informazioni. Questa rete di recettori è il sistema endocannabinoide, che serve a regolare numerose funzioni fisiologiche. Gli endocannabinoidi come l’anandamide (AEA) e il 2 arachidonoilglicerolo (2-AG) sono formati dal nostro stesso organismo. Altro tipo di cannabinoidi sono i fitocannabinoidi che invece provengono dall’esterno.

Il cannabidiolo o CBD è un fitocannabinoide che agisce indirettamente sui recettori di questo sistema, riequilibrandolo quando uno stimolo, come il dolore, lo perturba.

Non agisce in modo specifico in una parte del corpo, ma funge da modulatore dell’intero sistema endocannabinoide, ripristinando l’equilibrio del sistema quando questo è scompensato.

Il dolore è una sensazione che si prova per via di specifiche fibre nervose che trasportano gli impulsi dolorosi dalla periferia al cervello, il quale a sua volta integra e modifica l’informazione dolorosa. Questo sistema è noto come via ascendente del dolore. C’è anche una via discendente del dolore, che invia segnali dal cervello alla periferia portando il messaggio di spegnimento del dolore. Diversi neurotrasmettitori come il glutammato o il GABA intervengono in questi meccanismi.

Il dolore può essere di diversi tipi, tra cui:

Acuto: è improvviso e ha una durata breve relazionata alla sua causa, come un intervento chirurgico, un trauma o un parto. È facilmente trattabile con i farmaci.

Cronico: è duraturo e continua anche quando la causa scatenante scompare. Può durare anche anni ed in genere è resistente alle terapie. Questo dolore implica uno squilibrio psicologico e può causare anche depressione e ansia. Alcune condizioni che possono provocarlo sono emicrania, cancro, nevralgia, fibromialgia, etc. Un tipo di dolore cronico particolarmente difficile da trattare è quello neuropatico.

Il ruolo della cannabis nel trattamento del dolore è stato oggetto di numerosi studi e si è rivelato utile nella gestione di diverse forme di dolore, prevalentemente refrattarie al trattamento con oppioidi. Il CBD è un composto non tossico, non psicoattivo, con pochissimi effetti collaterali. Molti studi dimostrano l’efficacia del cannabidiolo sul dolore neuropatico. In particolare si è rivelato promettente nei confronti del dolore neuropatico periferico provocato dai chemioterapici. Inoltre la qualità della vita di questi pazienti è spesso inficiata da insonnia, depressione e ansia. Interagendo con i recettori serotoninergici, il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste comorbidità, migliorando così lo stato di salute dei pazienti e il tono dell’umore. Non è ancora ben chiaro in che modo il CBD eserciti la sua azione analgesica sul dolore neuropatico, ma di certo interagisce con diverse neurotrasmissioni del sistema nervoso centrale. Oltre all’interazione con la serotonina, è stato riportato un suo potenziale coinvolgimento nella regolazione dei recettori dell’adenosina, coinvolti nella trasmissione e la cronicizzazione del dolore.

Il CBD è risultato essere promettente anche per il trattamento del dolore infiammatorio. Infatti in molte condizioni infiammatorie, come l’artrosi, il CBD agisce da antinfiammatorio naturale e ne previene l’aggravamento. In uno studio condotto dall’Università Insubria di Varese è stato evidenziato che l’estratto di cannabis e il CBD possono inibire la produzione di citochine, molecole infiammatorie. Il cannabidiolo agisce inoltre sui processi chimici caratteristici dell’endocannabinoide anandamide, che è legato alla percezione del dolore, e inoltre attiva recettori coinvolti nella trasmissione e la cronicizzazione del dolore.

Oltre alla sua efficacia nel dolore cronico, è stata provata anche la sua sicurezza: in uno studio pubblicato sul Journal of Pain riguardante la sicurezza a lungo termine del consumo di cannabis medica da parte dei pazienti affetti da dolore cronico si è visto come questa abbia un profilo di sicurezza ragionevole.

L’efficacia del CBD non si limita al dolore cronico neuropatico e infiammatorio, ma è stata osservata anche in molte altre condizioni cliniche, come la sclerosi multipla, l’epilessia, l’insonnia, la schizofrenia, e molte altre patologie resistenti alla terapia farmacologica.

 Weedy Point vi aspetta in via Turati 101 a Porto d’Ascoli con la migliore selezione di cannabis light. Info al 349 1513651.

Segui Weedy Point su Instagram https://www.instagram.com/weedy_point_h24_sanbeach/ 

facebook www.facebook.com/weedypointh24sanbenedettodeltronto/

Le proprietà antitumorali della cannabis light. Weedy Shop riporta delle ricerche a riguardo

Tra i pazienti oncologici che seguono trattamenti con cannabidiolo si registra una risposta positiva. Ecco lo studio, condotto da un team di scienziati internazionali, che dimostra il potenziale del CBD contro il cancro grazie all’azione sui geni chiave.

Il CBD contro il cancro: le ricerche
Le proprietà antitumorali del cannabidiolo negli ultimi anni sono state dimostrate su diversi tipi di tumore. Secondo recenti studi, infatti, il CBD da una parte può essere usato per sensibilizzare le cellule tumorali alla chemioterapia e dall’altra inibisce il rilascio di alcune strutture delle cellule tumorali (esosomi e microvescicole) che non solo sono coinvolte nella comunicazione intercellulare attraverso il trasferimento di proteine e materiale genetico, ma sono anche resistenti agli agenti chemioterapici e in grado di favorire il cancro.

Non solo, nell’articolo pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease, che fa parte del network di Nature, i ricercatori hanno inoltre dimostrato come le linee cellulari derivate da una forma molto aggressiva di leucemia (la leucemia linfoblastica acuta a linfociti T) siano altamente sensibili al trattamento con CBD. Questo avviene in particolare grazie all’azione del cannabidiolo sui mitocondri — che spesso svolgono un ruolo chiave nella riprogrammazione oncogenica — che, alterando e sovraccaricando la loro capacità di gestire il calcio, porta alla loro morte cellulare.

Alla luce di queste scoperte è nata nella comunità scientifica la necessità di trovare nuove strategie terapeutiche partendo proprio dai cannabinoidi e del cannabidiolo. È in questo contesto che si inserisce lo studio sui geni chiave.

CBD, cancro e geni chiave: lo studio
Nonostante il CBD venga ampiamente utilizzato a livello medico internazionale, anche per l’automedicazione dei malati di cancro, e le terapie a base di cannabidiolo siano in fase di valutazione clinica per il trattamento specifico contro il tumore, i suoi meccanismi d’azione sono ancora poco noti e hanno bisogno di ulteriori studi e approfondimenti per essere compresi appieno.

È da questa considerazione che è nato lo studio intitolato “Cannabidiol Treatment Results in a Common Gene Expression Response Across Aggressive Cancer Cells from Various Origins” e pubblicato online nell’aprile 2021. Lo studio, inoltre, è stato costruito sulla base delle ricerche precedenti che avevano già riportato come il cannabidiolo, un cannabinoide non psicoattivo, fosse in grado di sottoregolare l’azione dell’inibitore del gene pro-metastatico del legame 1 del DNA (ID1) nelle cellule tumorali, portando così all’inibizione della progressione del tumore.

Durante questo studio, i ricercatori, utilizzando per la convalida l’analisi microarray — che permette di esaminare simultaneamente la presenza di differenti geni all’interno di un campione di DNA — e l’analisi Western blot — tecnica che permette, mediante il riconoscimento da parte di anticorpi specifici, di identificare una specifica proteina in una miscela di proteine — hanno tentato di identificare l’intero spettro di geni regolati dal CBD attraverso varie linee cellulari tumorali aggressive, tra cui seno, cervello, testa, collo e prostata.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

Le proprietà antitumorali della cannabis light. Weedy Point riporta delle ricerche a riguardo

Tra i pazienti oncologici che seguono trattamenti con cannabidiolo si registra una risposta positiva. Ecco lo studio, condotto da un team di scienziati internazionali, che dimostra il potenziale del CBD contro il cancro grazie all’azione sui geni chiave.

Il CBD contro il cancro: le ricerche
Le proprietà antitumorali del cannabidiolo negli ultimi anni sono state dimostrate su diversi tipi di tumore. Secondo recenti studi, infatti, il CBD da una parte può essere usato per sensibilizzare le cellule tumorali alla chemioterapia e dall’altra inibisce il rilascio di alcune strutture delle cellule tumorali (esosomi e microvescicole) che non solo sono coinvolte nella comunicazione intercellulare attraverso il trasferimento di proteine e materiale genetico, ma sono anche resistenti agli agenti chemioterapici e in grado di favorire il cancro.

Non solo, nell’articolo pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease, che fa parte del network di Nature, i ricercatori hanno inoltre dimostrato come le linee cellulari derivate da una forma molto aggressiva di leucemia (la leucemia linfoblastica acuta a linfociti T) siano altamente sensibili al trattamento con CBD. Questo avviene in particolare grazie all’azione del cannabidiolo sui mitocondri — che spesso svolgono un ruolo chiave nella riprogrammazione oncogenica — che, alterando e sovraccaricando la loro capacità di gestire il calcio, porta alla loro morte cellulare.

Alla luce di queste scoperte è nata nella comunità scientifica la necessità di trovare nuove strategie terapeutiche partendo proprio dai cannabinoidi e del cannabidiolo. È in questo contesto che si inserisce lo studio sui geni chiave.

CBD, cancro e geni chiave: lo studio
Nonostante il CBD venga ampiamente utilizzato a livello medico internazionale, anche per l’automedicazione dei malati di cancro, e le terapie a base di cannabidiolo siano in fase di valutazione clinica per il trattamento specifico contro il tumore, i suoi meccanismi d’azione sono ancora poco noti e hanno bisogno di ulteriori studi e approfondimenti per essere compresi appieno.

È da questa considerazione che è nato lo studio intitolato “Cannabidiol Treatment Results in a Common Gene Expression Response Across Aggressive Cancer Cells from Various Origins” e pubblicato online nell’aprile 2021. Lo studio, inoltre, è stato costruito sulla base delle ricerche precedenti che avevano già riportato come il cannabidiolo, un cannabinoide non psicoattivo, fosse in grado di sottoregolare l’azione dell’inibitore del gene pro-metastatico del legame 1 del DNA (ID1) nelle cellule tumorali, portando così all’inibizione della progressione del tumore.

Durante questo studio, i ricercatori, utilizzando per la convalida l’analisi microarray — che permette di esaminare simultaneamente la presenza di differenti geni all’interno di un campione di DNA — e l’analisi Western blot — tecnica che permette, mediante il riconoscimento da parte di anticorpi specifici, di identificare una specifica proteina in una miscela di proteine — hanno tentato di identificare l’intero spettro di geni regolati dal CBD attraverso varie linee cellulari tumorali aggressive, tra cui seno, cervello, testa, collo e prostata.

 

Chiunque voglia chiedere informazioni può contattare Weedy Point al 349 1513651.

Segui Weedy Point su Instagram https://www.instagram.com/weedy_point_h24_sanbeach/ 

facebook www.facebook.com/weedypointh24sanbenedettodeltronto/

Il negozio, aperto h24, è in via Turati 101 a Porto d’Ascoli.

Stop emicrania! La cannabis light può essere una valida alleata. Scopri di più con Weedy Shop

Cosa devi sapere sul dosaggio CBD per emicrania
I ricercatori hanno trovato un problema nel sistema endocannabinoide dei malati di emicrania.
Il sistema endocannabinoide è un sistema naturale del corpo umano che controlla la tua salute generale che influisce molto sul benessere della persona.

I malati di emicrania cronica hanno un sistema endocannabinoide estremamente ridotto rispetto ad un’altra persona che non soffre di questo disturbo, quantificabile fino ad un 50% in meno.
La riduzione del sistema endocannabinoide può essere riconducibile anche ad un abuso dei farmaci che porta ad essere vittime di cefalea ed emicrania.

Il sistema endocannabinoide e il CBD
Grazie agli studi sempre più frequenti sulla marijuana e marijuana legale, con un occhio di riguardo maggiore per il cannabidiolo, è venuta alla luce una nuova teoria in cui i ricercatori spiegano che la carenza di endocannabinoidi potrebbe essere l’origine dell’emicrania.

I cannabinoidi come il CBD o il THC aumentano gli endocannabinoidi nel corpo e possono combattere l’emicrania aumentandone i livelli nell’organismo.
Si pensa positivamente sulla sua efficacia poiché il corpo produce già questa sostanza naturalmente, comunque gli studi sono ancora in corso.

Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania?
Quasi tutti i fattori scatenanti dell’emicrania o cefalea tensiva sono riconducibili allo stress.
Lo stress esaurisce gli endocannabinoidi.
Ciò suggerisce che più sei stressato e più CBD avrai bisogno per ripristinare i livelli di endocannabinoidi.
Si raccomanda sempre di non esagerare e di aumentare il dosaggio solamente in caso di chiara necessità e su consiglio del medico.

Inoltre, non utilizzare lo stesso dosaggio di un tuo amico o conoscente per curare l’emicrania.
Infatti, come ogni persona risponde al CBD in maniera differente, anche i livelli di endocannabinoidi nel tuo sistema variano da persona a persona.

La causa dell’emicrania influisce nel dosaggio di CBD?
Si, la causa dell’emicrania influisce sul dosaggio del CBD perché la patologia può derivare da diversi stati:

Stress
Ansia
In caso di cefalea ed emicranie dovute all’ansia, ci sono altri fattori da tenere in considerazioni e diversi metodi di cura e correlazione tra CBD ed ansia.
In caso di ansia, l’olio di CBD può aiutarti ad eliminare totalmente i mal di testa, mentre nel caso di una lesione al collo, il CBD può alleviare il dolore.

Il dosaggio CBD da assumere dipenderà da quanto sono forti le emicranie e i dolori.

Come assumere il CBD per emicrania
Esistono diversi modi per assorbire il CBD:

Per inalazione
Per via orale (caramelle, capsule)
Per via sublinguale
Per via topica (crema)
Questo articolo si concentrerà sugli estratti di canapa legale che prendi per via sublinguale o orale, anche perché nelle altre forme il dosaggio è già concentrato e specifico, ma puoi leggere i pro e contro di ogni modalità di assunzione.
Infatti, trattare un dolore al collo con la crema di canapa per lenire i nervi associati all’emicrania, avrà una dose diversa di CBD rispetto a una dose sublinguale che prendi per aumentare i livelli totali di endocannabinoidi presenti nel corpo.

Come trovo il dosaggio di CBD giusto contro l’emicrania?
Trovare il dosaggio giusto per curare la propria emicrania non è facile e può richiedere settimane e in alcuni casi mesi.
Per prima cosa chiedi il parere del tuo medico.

Una regola valida per tutti è iniziare con una dose di estratto di canapa legale a basso contenuto di CBD, per poi aumentare se non si ottengono i risultati desiderati.
Dosi eccessive di CBD in alcuni casi può portare ad un aumento dello stress, dell’infiammazione e dell’emicrania stessa, anche se è un avvenimento molto raro.

I ricercatori e i medici, consigliano di iniziare con una piccola dose, come 5 mg al giorno, e di aumentare quella dose di 5 mg ogni settimana fino a quando non ti senti meglio.
Se noti qualcosa di insolito nel tuo corpo diminuisci il dosaggio e avverti il tuo medico.

Dopo quanto tempo il CBD cura la mia emicrania?
Nessun trattamento per l’emicrania è garantito per funzionare ma i cannabinoidi agiscono sul tuo sistema endocannabinoide e questo può richiedere tempo.

La maggior parte degli studi sull’emicrania indicano tre mesi per vedere se un trattamento è efficace o meno.
Per questo motivo considerare lo stesso tempo per vedere se un estratto di canapa legale funziona, è quello che consigliano i ricercatori.

Tieni presente che alcune persone provano sollievo immediato, altre persone impiegano 3 mesi e alcuni purtroppo potrebbero non raggiungere mai il senso di benessere che cerca con il CBD.

Il CBD previene l’emicrania?
Il CBD si trova in alcuni ceppi di cannabis e canapa che le persone usano per alleviare l’emicrania, ma non ci sono conferme che un alto concentrato di cannabidiolo senza THC prevenga l’emicrania.
Comunque i ricercatori stanno ancora studiando gli effetti positivi del CBD della marijuana legale sul corpo umano e i risvolti che possono avere sulla prevenzione di cefalee ed emicranie.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

Stop emicrania! La cannabis light può essere una valida alleata. Scopri di più con Weedy Point

Cosa devi sapere sul dosaggio CBD per emicrania
I ricercatori hanno trovato un problema nel sistema endocannabinoide dei malati di emicrania.
Il sistema endocannabinoide è un sistema naturale del corpo umano che controlla la tua salute generale che influisce molto sul benessere della persona.

I malati di emicrania cronica hanno un sistema endocannabinoide estremamente ridotto rispetto ad un’altra persona che non soffre di questo disturbo, quantificabile fino ad un 50% in meno.
La riduzione del sistema endocannabinoide può essere riconducibile anche ad un abuso dei farmaci che porta ad essere vittime di cefalea ed emicrania.

Il sistema endocannabinoide e il CBD
Grazie agli studi sempre più frequenti sulla marijuana e marijuana legale, con un occhio di riguardo maggiore per il cannabidiolo, è venuta alla luce una nuova teoria in cui i ricercatori spiegano che la carenza di endocannabinoidi potrebbe essere l’origine dell’emicrania.

I cannabinoidi come il CBD o il THC aumentano gli endocannabinoidi nel corpo e possono combattere l’emicrania aumentandone i livelli nell’organismo.
Si pensa positivamente sulla sua efficacia poiché il corpo produce già questa sostanza naturalmente, comunque gli studi sono ancora in corso.

Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania?
Quasi tutti i fattori scatenanti dell’emicrania o cefalea tensiva sono riconducibili allo stress.
Lo stress esaurisce gli endocannabinoidi.
Ciò suggerisce che più sei stressato e più CBD avrai bisogno per ripristinare i livelli di endocannabinoidi.
Si raccomanda sempre di non esagerare e di aumentare il dosaggio solamente in caso di chiara necessità e su consiglio del medico.

Inoltre, non utilizzare lo stesso dosaggio di un tuo amico o conoscente per curare l’emicrania.
Infatti, come ogni persona risponde al CBD in maniera differente, anche i livelli di endocannabinoidi nel tuo sistema variano da persona a persona.

La causa dell’emicrania influisce nel dosaggio di CBD?
Si, la causa dell’emicrania influisce sul dosaggio del CBD perché la patologia può derivare da diversi stati:

Stress
Ansia
In caso di cefalea ed emicranie dovute all’ansia, ci sono altri fattori da tenere in considerazioni e diversi metodi di cura e correlazione tra CBD ed ansia.
In caso di ansia, l’olio di CBD può aiutarti ad eliminare totalmente i mal di testa, mentre nel caso di una lesione al collo, il CBD può alleviare il dolore.

Il dosaggio CBD da assumere dipenderà da quanto sono forti le emicranie e i dolori.

Come assumere il CBD per emicrania
Esistono diversi modi per assorbire il CBD:

Per inalazione
Per via orale (caramelle, capsule)
Per via sublinguale
Per via topica (crema)
Questo articolo si concentrerà sugli estratti di canapa legale che prendi per via sublinguale o orale, anche perché nelle altre forme il dosaggio è già concentrato e specifico, ma puoi leggere i pro e contro di ogni modalità di assunzione.
Infatti, trattare un dolore al collo con la crema di canapa per lenire i nervi associati all’emicrania, avrà una dose diversa di CBD rispetto a una dose sublinguale che prendi per aumentare i livelli totali di endocannabinoidi presenti nel corpo.

Come trovo il dosaggio di CBD giusto contro l’emicrania?
Trovare il dosaggio giusto per curare la propria emicrania non è facile e può richiedere settimane e in alcuni casi mesi.
Per prima cosa chiedi il parere del tuo medico.

Una regola valida per tutti è iniziare con una dose di estratto di canapa legale a basso contenuto di CBD, per poi aumentare se non si ottengono i risultati desiderati.
Dosi eccessive di CBD in alcuni casi può portare ad un aumento dello stress, dell’infiammazione e dell’emicrania stessa, anche se è un avvenimento molto raro.

I ricercatori e i medici, consigliano di iniziare con una piccola dose, come 5 mg al giorno, e di aumentare quella dose di 5 mg ogni settimana fino a quando non ti senti meglio.
Se noti qualcosa di insolito nel tuo corpo diminuisci il dosaggio e avverti il tuo medico.

Dopo quanto tempo il CBD cura la mia emicrania?
Nessun trattamento per l’emicrania è garantito per funzionare ma i cannabinoidi agiscono sul tuo sistema endocannabinoide e questo può richiedere tempo.

La maggior parte degli studi sull’emicrania indicano tre mesi per vedere se un trattamento è efficace o meno.
Per questo motivo considerare lo stesso tempo per vedere se un estratto di canapa legale funziona, è quello che consigliano i ricercatori.

Tieni presente che alcune persone provano sollievo immediato, altre persone impiegano 3 mesi e alcuni purtroppo potrebbero non raggiungere mai il senso di benessere che cerca con il CBD.

Il CBD previene l’emicrania?
Il CBD si trova in alcuni ceppi di cannabis e canapa che le persone usano per alleviare l’emicrania, ma non ci sono conferme che un alto concentrato di cannabidiolo senza THC prevenga l’emicrania.
Comunque i ricercatori stanno ancora studiando gli effetti positivi del CBD della marijuana legale sul corpo umano e i risvolti che possono avere sulla prevenzione di cefalee ed emicranie.

 

Chiunque voglia chiedere informazioni può contattare Weedy Point al 349 1513651.

Segui Weedy Point su Instagram https://www.instagram.com/weedy_point_h24_sanbeach/ 

facebook www.facebook.com/weedypointh24sanbenedettodeltronto/

Il negozio, aperto h24, è in via Turati 101 a Porto d’Ascoli.

Cannabis light, come agisce positivamente sul sistema nervoso? Ce ne parla Weedy Shop

Sempre più ricerche scientifiche mirano a indagare nel profondo l’azione del cannabidiolo (CBD) sul nostro sistema nervoso. I motivi di questo interesse crescente risiede negli effetti benefici che la pianta di canapa e i suoi estratti possono avere sul corpo umano. A maggior ragione è bene capire il modo in cui il cannabidiolo, il principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, interagisce con il cervello e con il sistema nervoso centrale. Il tutto potrebbe riassumersi nel concetto che il nostro stesso corpo produce cannabinoidi – gli endocannabinoidi – i quali giocano importanti ruoli nel nostro organismo e costituiscono quello che viene chiamato sistema endocannabinoide.

Il CBD e il THC, due sostanze chimiche e principali principi attivi della pianta di cannabis, hanno vari effetti benefici sul nostro organismo, grazie alla loro capacità di interagire con i recettori presenti nel corpo umano.

Oggi gli estratti di canapa, come ad esempio l’olio di canapa, vengono sempre più impiegati per accostare trattamenti che mirano a intervenire sul sistema nervoso centrale o, anche sul sistema immunitario.

CBD e sistema nervoso. L’impiego in medicina
L’impiego della cannabis in generale per accompagnare il trattamento di alcune malattie che colpiscono il sistema nervoso è una realtà ormai da anni.

Uno dei casi più noti è quello del morbo di Parkinson. Vari studi scientifici, come quello condotto nel 2014 dai ricercatori del Dipartimento di Neurologia del Rabin Medical Center, parte della Tel Aviv University, hanno evidenziato l’efficacia della cannabis nel ridurre i sintomi della malattia di Parkinson, una patologia in grado di colpire il cervello e che comporta un sostanziale calo nella produzione di dopamina.

Le molecole della cannabis possono agire come agoniste (si attaccano a un recettore e ne provocano il medesimo effetto) oppure antagoniste (bloccano l’azione del recettore). La cannabis in questo caso funge da agonista per la dopamina, contrastando così l’azione della malattia.

Il solo cannabidiolo (CBD) è risultato avere una profonda efficacia nel ridurre la frequenza delle crisi epilettiche. Uno studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry da parte dei ricercatori della UNSW di Sydney ha mostrato come il cannabidiolo, accostato come trattamento dell’epilessia, faceva sì che il numero di crisi mensili si dimezzasse.

Il sistema endocannabinoide
Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano composto da endocannabinoidi. Gli endocannabinoidi sono piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico. Gli endocannabinoidi attivano i recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (denominato CB1) e di tipo 2 (CB2). I primi recettori sono presenti nel cervello e in alcuni tessuti periferici mentre i secondi si trovano prevalentemente nelle cellule del sistema immunitario. L’insieme degli endocannabinoidi di un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.
Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo.

L’azione del CBD sul sistema nervoso centrale
Il cannabidiolo (CBD) agisce indirettamente sui recettori del sistema endocannabinoide e si comporta come una sostanza “regolatrice” del nostro sistema endocannabinoide. Il cannabidiolo (CBD) modula dei meccanismi che già sono esistenti e in atto nel nostro organismo.

In sostanza, nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel sistema endocannabinoide, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) – che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario. Il cannabidiolo (CBD) comporta una modulazione indiretta di una alterazione del sistema endocannabinoide umano provocata da patologie o traumi.

È per questo motivi che le sostanze estratte dalla pianta di canapa, come l’olio di CBD, contribuiscono a generare quelle sensazioni di rilassatezza o riduzione del dolore che le hanno rese così popolari e impiegate per una miriade di scopi.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

Cannabis light, come agisce positivamente sul sistema nervoso? Ce ne parla Weedy Point

Sempre più ricerche scientifiche mirano a indagare nel profondo l’azione del cannabidiolo (CBD) sul nostro sistema nervoso. I motivi di questo interesse crescente risiede negli effetti benefici che la pianta di canapa e i suoi estratti possono avere sul corpo umano. A maggior ragione è bene capire il modo in cui il cannabidiolo, il principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, interagisce con il cervello e con il sistema nervoso centrale. Il tutto potrebbe riassumersi nel concetto che il nostro stesso corpo produce cannabinoidi – gli endocannabinoidi – i quali giocano importanti ruoli nel nostro organismo e costituiscono quello che viene chiamato sistema endocannabinoide.

Il CBD e il THC, due sostanze chimiche e principali principi attivi della pianta di cannabis, hanno vari effetti benefici sul nostro organismo, grazie alla loro capacità di interagire con i recettori presenti nel corpo umano.

Oggi gli estratti di canapa, come ad esempio l’olio di canapa, vengono sempre più impiegati per accostare trattamenti che mirano a intervenire sul sistema nervoso centrale o, anche sul sistema immunitario.

CBD e sistema nervoso. L’impiego in medicina
L’impiego della cannabis in generale per accompagnare il trattamento di alcune malattie che colpiscono il sistema nervoso è una realtà ormai da anni.

Uno dei casi più noti è quello del morbo di Parkinson. Vari studi scientifici, come quello condotto nel 2014 dai ricercatori del Dipartimento di Neurologia del Rabin Medical Center, parte della Tel Aviv University, hanno evidenziato l’efficacia della cannabis nel ridurre i sintomi della malattia di Parkinson, una patologia in grado di colpire il cervello e che comporta un sostanziale calo nella produzione di dopamina.

Le molecole della cannabis possono agire come agoniste (si attaccano a un recettore e ne provocano il medesimo effetto) oppure antagoniste (bloccano l’azione del recettore). La cannabis in questo caso funge da agonista per la dopamina, contrastando così l’azione della malattia.

Il solo cannabidiolo (CBD) è risultato avere una profonda efficacia nel ridurre la frequenza delle crisi epilettiche. Uno studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry da parte dei ricercatori della UNSW di Sydney ha mostrato come il cannabidiolo, accostato come trattamento dell’epilessia, faceva sì che il numero di crisi mensili si dimezzasse.

Il sistema endocannabinoide
Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano composto da endocannabinoidi. Gli endocannabinoidi sono piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico. Gli endocannabinoidi attivano i recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (denominato CB1) e di tipo 2 (CB2). I primi recettori sono presenti nel cervello e in alcuni tessuti periferici mentre i secondi si trovano prevalentemente nelle cellule del sistema immunitario. L’insieme degli endocannabinoidi di un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.
Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo.

L’azione del CBD sul sistema nervoso centrale
Il cannabidiolo (CBD) agisce indirettamente sui recettori del sistema endocannabinoide e si comporta come una sostanza “regolatrice” del nostro sistema endocannabinoide. Il cannabidiolo (CBD) modula dei meccanismi che già sono esistenti e in atto nel nostro organismo.

In sostanza, nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel sistema endocannabinoide, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) – che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario. Il cannabidiolo (CBD) comporta una modulazione indiretta di una alterazione del sistema endocannabinoide umano provocata da patologie o traumi.

È per questo motivi che le sostanze estratte dalla pianta di canapa, come l’olio di CBD, contribuiscono a generare quelle sensazioni di rilassatezza o riduzione del dolore che le hanno rese così popolari e impiegate per una miriade di scopi.

 

Chiunque voglia chiedere informazioni può contattare Weedy Point al 349 1513651.

Segui Weedy Point su Instagram https://www.instagram.com/weedy_point_h24_sanbeach/ 

facebook www.facebook.com/weedypointh24sanbenedettodeltronto/

Il negozio, aperto h24, è in via Turati 101 a Porto d’Ascoli.

La cannabis light aiuta a prevenire e curare il Covid. Weedy Shop riporta uno studio a riguardo

L’acido cannabigerolico (Cbga) e l’acido cannabidiolico (Cbda), avrebbero la capacità di legarsi alla proteina Spike del nuovo coronavirus e, così facendo, anche quella di impedire al virus di penetrare nelle cellule e causare infezioni.

Questa tesi è stata proposta da un team di ricercatori affiliati all’Oregon State University, il cui studio è stato pubblicato sul “Journal of Natural Products”.

Richard Van Breemen, tra i firmatari dello studio, ha spiegato che questi cannabinoidi “biodisponibili per via orale e con una lunga storia di uso umano sicuro, isolati o in estratti di canapa, hanno il potenziale per prevenire e curare l’infezione da Sars-Cov-2”. Si tratta di acidi “abbondanti nella canapa e in molti estratti di canapa”, ha dichiarato lo studioso, precisando che “non sono sostanze controllate come il Thc, l’ingrediente psicoattivo della marijuana” e che “hanno un buon profilo di sicurezza negli esseri umani”. Secondo lo stesso Van Breemen, tra l’altro, sia il Cbda sia il Cbga sarebbero riusciti a frenare l’azione delle varianti emergenti del virus che causa il Covid-19. “La nostra ricerca ha mostrato che i composti di canapa erano ugualmente efficaci contro le varianti di Sars-Cov-2, incluse la variante B.1.1.7, che è stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito e la variante B.1.351, rilevata per la prima volta in Sudafrica”, ha commentato ancora.

Il meccanismo di prevenzione dell’infezione

“Qualsiasi parte del ciclo di infezione e replicazione è un potenziale obiettivo per l’intervento antivirale e la connessione del dominio di legame del recettore della proteina spike al recettore della superficie cellulare umana Ace2 è un passaggio critico in quel ciclo”, ha argomentato ancora van Breemen, a margine dello studio. Questo significa, ha riferito, che “gli inibitori dell’ingresso delle cellule, come gli acidi della canapa, potrebbero essere usati per prevenire l’infezione da Sars-Cov-2 e anche per ridurre le infezioni impedendo alle particelle di virus di infettare le cellule umane”. Come? Legandosi alle proteine Spike in modo che le stesse “non possano legarsi all’enzima ACE2, che è abbondante sulla membrana esterna delle cellule endoteliali nei polmoni e in altri organi”.

Per gli studiosi impegnati in questo lavoro di ricerca, tra l’altro, sebbene servano ulteriori approfondimenti, questo studio dimostrerebbe che i cannabinoidi potrebbero essere trasformati in farmaci per prevenire o curare il Covid-19.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com

 

La cannabis light contro il dolore cronico. Scopri di più con Weedy Shop

Trattare il dolore cronico con il CBD potrebbe rappresentare un nuovo approccio farmacologico non invasivo basato su un principio attivo ben tollerato e di origine naturale.

Il dolore è uno dei sintomi più comuni in diverse patologie ed è caratterizzato da una sensazione spiacevole che varia in base al fenomeno in corso che lo provoca e alle caratteristiche della persona che lo avverte. Il dolore può essere acuto – facilmente trattabile e, in genere, autolimitante – oppure cronico, spesso invalidante e su cui è difficile intervenire.

Per migliaia di anni, la Cannabis è stata utilizzata per scopi medicinali. È ormai noto che l’organismo umano è dotato di un sistema endocannabinoide (ECS) che riceve e traduce i segnali dei cannabinoidi. Esistono infatti composti prodotti endogenamente che possono interagire con quelli che sono comunemente denominati recettori cannabinoidi. Tali composti sono, ad esempio, l’anandamide (AEA) e il 2 arachidonoilglicerolo (2-AG). L’ ECS ha il compito di regolare alcune funzioni fisiologiche quali il sonno, la fame, la coordinazione motoria, le risposte del sistema immunitario e il dolore. Il cannabidiolo (CBD) è uno dei circa 120 composti chiamati fitocannabinoidi, come il tetraidrocannabinolo (THC), ma differisce da quest’ultimo in quanto non causa il cosiddetto effetto “high” psicotropo, poiché mostra una blanda affinità verso i recettori cannabinoidi, mentre interagisce con diverse altre neurotrasmissioni. Molti studi dimostrano che il CBD, attraverso svariati meccanismi d’azione, esercita diversi effetti farmacologici anche a livello del sistema nervoso centrale.

Un’ introduzione. Meccanismi e tipologie di dolore

“Un’esperienza sensoriale spiacevole ed emotiva associata a danno tissutale reale o potenziale o descritta in termini di tale danno”.

Definizione di dolore secondo l’International Association for the Study of Pain (IASP), come riportato dal Ministero della Salute.

Il dolore è mediato da fibre nervose che trasportano gli impulsi dolorosi dalla periferia, al midollo e infine al cervello; il quale a sua volta integra e modifica l’informazione relativamente ad altri fattori. Questo sistema è noto come via ascendente del dolore. Esiste una via deputata allo spegnimento del dolore, nota come via discendente del dolore o antinocicettiva endogena, che, a partire dalla corteccia, invia segnali alla periferia che provocano la cessazione della sensazione dolorosa. Diversi neurotrasmettitori intervengono in questi processi, sia in condizioni fisiologiche che patologiche. Uno dei più importanti è il glutammato, il quale svolge un ruolo fondamentale sia fisiologico (nel Sistema Nervoso) sia nella modulazione del dolore. Il glutammato è il più importante neurotrasmettitore eccitatorio del Sistema Nervoso Centrale (SNC) e numerosi studi preclinici evidenziano una iperattivazione dell’intera neurotrasmissione in svariate condizioni patologiche tra cui il dolore cronico. Il GABA (o acido γ-amminobutirrico), principale neurotrasmettitore inibitorio del SNC, invece, ha il compito di inibire i neuroni del midollo spinale deputati alla trasmissione del dolore. Il dolore può essere classificato come acuto o cronico:

Dolore cronico

Diversamente dal dolore acuto esso può durare più di sei mesi e continuare anche quando la causa scatenante è scomparsa. I segnali del dolore restano attivi per settimane, mesi o anni e possono essere aggravati da fattori ambientali e psicologici. Questo tipo di dolore risulta resistente a molti trattamenti medici e anche farmacologici. Il dolore cronico produce effetti negativi specialmente sulla sfera psichica causando anche depressione, rabbia e ansia. Il dolore cronico è legato a condizioni che includono:

• emicrania e cefalea

• artrite

• cancro

• nevralgia

• sciatalgia

• fibromialgia

• dolore neuropatico

Mentre il dolore acuto è facilmente trattabile, per esempio con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e/o oppioidi deboli o forti a seconda dell’intensità, il dolore cronico, in particolare quello di tipo neuropatico, è difficile da trattare ed è particolarmente debilitante . Nell’ultimo decennio sono stati sviluppati nuovi approcci per il controllo del dolore, e particolare attenzione è stata posta sugli adiuvanti degli analgesici, i quali continuano a destare molto interesse in campo scientifico. Il ruolo della Cannabis e dei suoi componenti, chiamati fitocannabinoidi, come adiuvanti nel trattamento del dolore cronico, è stato oggetto di diversi studi sia preclinici che clinici.

Il cannabidiolo è, insieme al THC, uno dei principali componenti della Cannabis, ed è riportato avere un potenziale terapeutico nel trattamento di alcune forme di dolore cronico sia infiammatorio che neuropatico, agendo in quest’ultimo soprattutto sulle comorbidità ad esso associate.

Il cannabidiolo e i suoi meccanismi d’azione

Uno dei composti più importanti estratti dalla pianta di Cannabis, insieme al THC, è il CBD. Esistono varie specie di Cannabis che forniscono oltre 100 cannabinoidi, ma la medicina si è concentrata principalmente negli studi sul tetraidrocannabinolo (THC) e sul cannabidiolo (CBD) per la gestione di alcune forme di dolore, prevalentemente refrattarie al trattamento con oppioidi. In genere le forme di dolore refrattarie all’utilizzo di oppioidi sono quelle con componente neuropatica o anche dolori con una importante componente idiopatica, come ad esempio la fibromialgia.

Il cannabidiolo è un composto molto interessante dal punto di vista farmacologico. Esso infatti agisce scarsamente sui recettori cannabinergici CB1 e CB2 ma è in grado di interagire con diverse neurotrasmissioni a livello del sistema nervoso centrale. È stato riportato ad esempio un suo potenziale coinvolgimento nella regolazione del tono endogeno di Adenosina. Infatti, gli effetti antidolorifici del CBD sembrano essere antagonizzati da sostanze in grado di inibire i recettori A1 della Adenosina. Tali recettori sono molto coinvolti sia a livello periferico che centrale con la trasmissione e la cronicizzazione del dolore. Un altro meccanismo d’azione del CBD è quello di attivare i recettori della serotonina 5HT1. L’attivazione di tali recettori sarebbe di fondamentale importanza per l’effetto del CBD sul tono dell’umore e su quelle co-morbidità associate a dolore neuropatico come ansia e depressione. Tali evidenze rendono il CBD un principio attivo potenzialmente utilizzabile nella gestione del paziente con dolore cronico di tipo neuropatico.
Gli usi terapeutici del CBD

Diversi studi preclinici e evidenze cliniche hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel trattare i sintomi del dolore neuropatico, da solo o in combinazione con tetraidrocannabinolo. In particolare, il CBD riduce quelle sequelae centrali associate al dolore cronico come ansia e depressione. Ansia e depressione sono in realtà due facce di una stessa medaglia, infatti ad oggi il disturbo d’ansia generalizzato è trattato con farmaci antidepressivi piuttosto che con le benzodiazepine. Il CBD, attraverso la sua interazione con i recettori del sistema serotoninergico, riduce queste comorbidità, aiutando il paziente ad affrontare la sintomatologia dolorosa che comunque continua a persistere e che spesso è refrattaria a qualsiasi tipo di trattamento farmacologico.

L’efficacia del CBD non sembra essere limitata solo al dolore cronico generale, ma è stata osservata anche in una serie di altre condizioni cliniche, tra cui l’epilessia, gli stati infiammatori, i disturbi del sonno, i sintomi della sclerosi multipla, la schizofrenia. A oggi il CBD è già stato approvato per l’impiego per alcune epilessie infantili farmaco-resistenti come la sindrome di Lennox-Gastaut, la sindrome di Dravet o epilessia mioclonica grave dell’infanzia.

Dolore cronico, infiammazioni e comorbidità: CBD e qualità della vita dei pazienti

Il dolore cronico ha conseguenze che vanno oltre a una sensazione prolungata nel tempo e che influiscono in maniera sostanziale nella qualità della vita della persona. I fattori che producono, caratterizzano e mantengono il dolore sono molto diversi l’uno dall’altro. I principali attori sono agenti e condizioni pro-infiammatorie, vasodilatazione locale, aumento della permeabilità capillare, accumulo di proteine del sangue e dei fluidi negli spazi interstiziali, migrazione dei neutrofili dai capillari e rilascio di mediatori dell’infiammazione (ad es. citochine, linfochine e istamina). Se la condizione che causa il danno non è risolta, il processo infiammatorio progredisce verso l’infiammazione subacuta/cronica che svolge un ruolo importante nell’insorgenza delle malattie infiammatorie classiche (ad es. l’artrite). Ci sono molti dati preclinici e clinici che supportano le proprietà anti-infiammatorie potenzialmente efficaci dei cannabinoidi, in particolare evidenziano il ruolo del CBD, in qualità di composto non tossico e non psicoattivo. Al momento non esiste un trattamento efficace con cui prevenire o eliminare il dolore neuropatico, quindi l’attuale trattamento è diretto solo a ridurne i sintomi. La qualità della vita dei pazienti con dolore neuropatico è spesso aggravata da co-morbidità come disturbi del sonno, depressione e ansia. Il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste co-morbidità, migliorando quindi la qualità di vita del paziente neuropatico.

Il futuro del cannabidiolo per il trattamento del dolore cronico

Sebbene siano necessari ulteriori studi per riconoscere il vero ruolo clinico del CBD nel dolore, gli studi attualmente disponibili forniscono già informazioni molto utili sul ruolo terapeutico come anticonvulsivanti, antiossidanti ma anche come adiuvanti nello stato infiammatorio e come analgesico. Studi recenti hanno dimostrato come il CBD abbia un effetto antidolorifico e ansiolitico in modelli preclinici di dolore cronico di tipo neuropatico, ben validati dalla letteratura scientifica internazionale. Non è ancora ben chiaro, però, in che modo il CBD eserciti questa sua azione sul dolore neuropatico. Da un lato è stata evidenziata una certa efficacia antinfiammatoria, che rappresenta una delle componenti ad oggi considerate importanti in questa patologia, dall’altro la sua azione su neurotrasmissioni come quella serotoninergica potrebbe spiegare i suoi effetti farmacologici anche su quelle componenti neuropsichiatriche associate al dolore neuropatico.

 

Weedy Shop ricorda è sempre attivo con il servizio di consegne a domicilio e/o spedizioni gratuite. Basta chiamare o scrivere al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli, in viale Marconi 128 ad Alba Adriatica e in via Piemonte a San Benedetto 103/b, a due passi dal pub storico San Michele.

Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com